CULTURA ITALIANA NEL MONDO – GERMANIA – LA GALLERIA …

(2014-11-29)

Maurer Zilioli – Contemporary Arts, già attiva a Brescia / Italia come Associazione Culturale con spazio espositivo, apre la nuova galleria a Monaco di Baviera (Luisenstrasse 45 / I piano D-80333 München)  con la mostra “A scandalous calm” con opere dell’artista Stefania Beretta (nata nel 1957 a Vacallo / Ticino). La galleria di Ellen Maurer Zilioli continua così a dedicarsi su molteplici livelli alla promozione di selezionate posizioni artistiche contemporanee.

La fotografa ticinese Stefania Beretta si presenta (fino al 15 febbraio) con due cicli. Il primo “In memoriam” (2006) è rivolto verso i boschi devastati da incendi in Italia, Francia e Ticino sotto un presagio concettuale.

Dopo studi preparativi accurati e ricerche sul campo, nascono impressioni intrise di situazioni singolari, che l’artista accosta o confronta in forma di dittico provocando così un raddoppiamento dell’esperienza. La documentazione oggettiva della località geografica non è il primario interesse dell’autrice, ma la descrizione particolarmente sensibile di luoghi di abbandono e la loro condizione. Le tracce lasciate nel terreno testimoniano il passato, e sviluppano per conto loro una propria qualità poetica e melanconica da natura morta stimolando una lettura speciale delle opere. Una qualità che Beretta evidenzia e decifra attraverso la scelta del frammento, della inquadratura, della manipolazione chimica sul negativo, camuffandone l’aspetto in composizioni meditate. Tutta la sua attenzione appartiene all’atmosfera e alla sua specifica potenzialità estetica, rispettando le origini drammatiche dell’immagine.

Il secondo ciclo “Montagne violate” (2012) ci guida nuovamente a luoghi di silenziosa distruzione persistente nella totalità della natura. Beretta osserva ghiacciai, costruzioni di dighe, strade, come eredità di commercio e turismo, anche a volte abbandonate, creando ritratti del loro amalgamarsi con i loro dintorni, del loro quasi pacifico e implicito collocamento oppure intrecciamento nel terreno circostante, che produce un effetto surreale tra natura e artificialità. Il fatto dell’intervento umano passa davanti ai nostri occhi come se fosse un processo del tutto naturale. L’atto della sua intrusione sembra una cosa aspettata e dovuta. Questa metamorfosi e questo contrasto doloroso serve all’artista come ragione, come incitamento della creazione fotografica e immaginativa, un’attività che sfocia in un isolamento dell’oggetto e in una visione di irritante chiarezza. La posizione artistica è ancorata tra l’obbligo verso il mondo concreto-reale e la sua traduzione fotografica. E malgrado la presenza dell’uomo la natura difende la sua presenza e dignità.

Beretta riconosce il legame della fotografie con la realtà. Tuttavia la contempla con una certa distanza: questo processo si esprime in una prospettiva di esagerata prossimità o attraverso una calcolata imprecisione. In ogni caso il motivo e la sua trasformazione fotografica subiscono una nuova definizione o, se vogliamo, un atteggiamento tra parametri di contestazione.

L’artista, pur seguendo le scie dei grandi fotografi del Novecento di paesaggi e di viaggi, racconta con una propria visione la storia, quella della compartecipazione, un movimento che conosciamo innanzitutto dalla letteratura ma si manifesta qui in un linguaggio metaforico che riesce a abbinare la strategia concettuale con la scrittura immaginaria soggettiva.

Catalogo: Stefania Beretta. In memoriam, Trans Photographic Press, Parigi, 2006 (introduzione di Maria Will).(29/11/2014-ITL/ITNET)

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