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di
Dario Pelizzari
Bernie Ecclestone, 84 primavere il prossimo ottobre, ha deciso di farsi da parte. L’uomo d’affari inglese, per quarant’anni e più il padre-padrone della Formula Uno, si è dimesso dalla Fom, la società che detiene i diritti commerciali e televisivi dello sport dei motori più popolare al mondo. La ragione di questa scelta, il rinvio a giudizio formalizzato a suo carico dal tribunale di Monaco di Baviera in seguito alla vicenda legata alla presunta corruzione del banchiere Gerhard Gribkowsky nel 2006. Una rivoluzione più nella forma che nella sostanza. Perché se è vero che Ecclestone non comparirà più nel board della Formula Uno Management, “continuerà a essere operativo e a gestire gli affari su base giornaliera”, come riportato da una nota diffusa dalla Delta Topco Ltd, la holding della F1. Qualcosa è cambiato, anzi no, non è cambiato alcunché.
“Sicuramente Ecclestone non mollerà un mondo che ha creato quasi dal nulla – spiega a panorama.it Carlo Vanzini, la voce della F1 per Sky – Ha trasformato le corse per garagisti in un vero e proprio impero economico oltre che sportivo, di questo gli va dato atto. Ieri ha fatto un passo indietro dovuto rispetto alla sua figura istituzionale, non sarà più presente per intendersi alle riunioni del Consiglio di amministrazione della Delta-Copco, che è la società principale che gestisce la Formula Uno. In ogni caso, Ecclestone è stato e continuerà a essere la F1. Sarà molto importante l’incontro di mercoledì prossimo a Ginevra, con i rappresentanti delle scuderie e i referenti della Fia e della Fom. Scopriremo se il potere di Ecclestone è stato ridimensionato dalle note vicende che l’hanno coinvolto. Mi riferisco a quella pazza idea del doppio punteggio nell’ultima gara della stagione, già inserita nel regolamento e quindi operativa già dal 2014. Se ci sarà un dietrofront sulla norma che Ecclestone è riuscito a far passare con il beneplacito di tutti gli aventi diritto, be’, allora vorrà dire che qualcosa è effettivamente cambiato. Altrimenti, nulla da fare, sarà la conferma che non è cambiata una virgola. Una prova del nove abbastanza banale, se vogliamo, ma indicativa senza dubbio dello stato delle cose”.
Il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, ne è convinto da molto tempo: la F1 non può più essere controllata da un solo uomo.
“Le ragioni di Montezemolo partono dalla convinzione, peraltro legittima, che i veri grandi protagonisti di questo spettacolo, vale a dire i team con i loro piloti, meritino più spazio e di conseguenza più denaro. Il presidente della Ferrari chiede che la torta dei diritti televisivi e non solo venga suddivisa meglio. Ecclestone ha contribuito in modo determinante a far sì che la torta in questione lievitasse di anno in anno, ma è chiaro che da parte delle scuderie la tentazione è di ottenere una fetta sempre più grande. Probabilmente, siamo arrivati a un punto in cui non è più possibile fare a meno di una struttura che si occupi al meglio dello sviluppo tecnologico e promozionale di questo sport. Si chiede a noi di avere un pubblico più giovane, di avvicinare i ragazzi alla F1, poi se vai a comprare i modellini delle monoposto, al di là del costo che è molto elevato, dopo un minuto la macchinina è rotta perché è fatta con materiali inadeguati. Un esempio in scala ridotta di un approccio al marketing che andrebbe riveduto e corretto. E cosa dire della scelta di correre in Paesi che rispondono all’evento con le tribune vuote nel giorno della gara? Serve una società che abbia una visione più ampia circa le logiche della diffusione di questo sport”.
Christian Horner, che è stato spesso indicato come successore dell’uomo d’affari inglese, la pensa invece diversamente. Per lui, “Bernie è insostituibile, è la persona migliore per la posizione che occupa”.
“L’obiettivo di Horner è vincere il quinto titolo consecutivo con la Red Bull nell’era nuova della F1, un traguardo che sarebbe davvero clamoroso e storico. Oggi il suo impegno è lì, non credo stia pensando ad altro. Non ci sono dubbi che tra lui ed Ecclestone i rapporti siano ottimi. Non c’è occasione durante i vari spostamenti del campionato mondiale in cui non vadano a cena insieme. Ciò detto, Horner è un manager capace, lo dimostrano i risultati, ma da qui a dire che potrebbe rivoluzionare la F1 prendendo il posto del capo storico della F1, ce ne passa. Perché Ecclestone rappresenta una complessa macchina organizzativa. E’ lui stesso un’azienda. E poi, nel caso di una candidatura di Horner, bisognerebbe vedere se la Ferrari, che gode del diritto di veto sulle decisioni importanti del Circus, concederebbe il suo benestare oppure no. Non ci sono dubbi che l’uscita di scena definitiva di Ecclestone creerà comunque un terremoto, per finalità e prospettive”.
Detto del merito indiscutibile di Ecclestone di aver saputo costruire dal nulla una F1 spettacolare e dunque appetibile per pubblico e sponsor, quali sono state negli anni le sue mancanze più grandi? Quali gli errori che non avrebbe dovuto commettere per il bene della F1?
“Senza dubbio, non credo che abbia fatto bene a questo sport la virata a mio parere troppo violenta verso Paesi che hanno dimostrato di non avere a cuore la F1, senza preservare quelli che sono e dovrebbero essere gli appuntamenti storici e tradizionali. E’ impensabile per esempio che non ci sia un gran premio in Francia e che ogni anno si metta in discussione la presenza di Monza, che certo deve lavorare per adeguarsi, ma che rimane uno dei simboli irrinunciabili del Circus. E poi, penso all’aumento folle dei prezzi per assistere a una gara. Oggi per portare i figli a una gara bisogna fare quasi un mutuo. E cosa dire della decisione di bloccare i test su pista? In questo modo, le scuderie sono state costrette a spendere cifre incredibili per la simulazione. Alcuni passaggi a vuoto andrebbero sistemati per il bene della F1”.
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