ROMA
Le regioni del Nord sprofondano davanti alla concorrenza spietata dei territori oltreconfine. E con loro l’intera penisola che esce piuttosto malconcia dall’atlante sulla competitività 2013 elaborato dalla Commissione europea. Il verdetto che arriva da Bruxelles è inesorabile: la penisola si piazza al 18mo posto dietro Cipro e Portogallo e continua a perdere terreno (negli ultimi tre anni, come mostra la tabella a fianco, è scesa di ben tre posizioni). Non va certo meglio per le regioni: la prima tra le italiane, la Lombardia, scivola addirittura alla 128ma posizione, fuori dalla cosiddetta “blue banana”, la dorsale economica che racchiudeva le regioni più dinamiche (da Londra alla Lombardia appunto, passando per Olanda, Belgio e Baviera). A guidare, invece, la fotografia dei 262 territori dell’Unione (nello studio è compresa anche la Croazia) sono Utrecht, in Olanda, seguita dall’area di Londra, e, al terzo posto, da un’altra regione britannica, il Berkshire-Buckinghamshire-Oxfordshire.
Per l’Italia, come detto, il quadro non è affatto roseo. Alle spalle della Lombardia si piazzano una decina di regioni che si concentrano nella fascia intermedia, e sette oltre quota 200, con la Calabria e la Sicilia fanalino di coda nazionale, rispettivamente al 233mo e 235mo su 262. «Si tratta di una fotografia impietosa dello stato delle regioni italiane. Di come il centro-nord abbia perso competitività e si trovi in difficoltà – fanno rilevare fonti europee -. E l’indicatore, seppure non sia basato su dati freschissimi (2010-2011-2012) è uno strumento utile per preparare la nuova programmazione».
Puntuali arrivano poi i commenti dei governatori del Nord. «Un passo indietro – attacca il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni – frutto soprattutto della politica dissennata messa in atto nell’ultimo anno dal governo dei tecnici di Mario Monti attraverso una linea basata soltanto sul rigore e sull’aumento della pressione fiscale, che ha penalizzato il Nord e, in particolare, la Lombardia e il suo sistema produttivo». Critico anche Luca Zaia, governatore del Veneto (158mo posto). «Se non è la cronaca di una morte annunciata poco ci manca. Qualcuno mi spieghi come potremmo e potremo essere competitivi con una tassazione complessiva sulle imprese al 68,6% con centinaia, per non dire migliaia, di adempimenti burocratici che gravano quotidianamente sui nostri artigiani, commercianti e imprenditori».
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