Ucraina nel caos Kerry: Usa e Ue vicine al popolo ucraino

Ucraina nel caos

Kerry: Usa e Ue vicine

al popolo ucraino

Stati Uniti e Unione Europea “sono al fianco del popolo dell’Ucraina” nella sua “lotta per il diritto a unirsi con partner che lo aiuteranno a realizzare le proprie aspirazioni”: così il segretario di Stato americano, John Kerry, a margine della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera, ha preso posizione a favore dei manifestanti pro-europeisti, scesi nelle piazze della Repubblica ex sovietica.

Il popolo ucraino, ha ricordato Kerry riguardo la decisione del presidente filo-russo Viktor Yanukovich di congelare l’Accordo di Associazione e Libero Scambio con l’Ue per riavvicinarsi a Mosca, “ha deciso che non deve essere legato a un Paese soltanto, e che sicuramente non deve esservi costretto”.

Secondo il capo della diplomazia Usa, “in nessun luogo la lotta per un futuro democratico ed europeo è più importante che in Ucraina”. Kerry, che sempre a Monaco in giornata incontrerà i principali esponenti dell’opposizione, ha denunciato la “tendenza allarmante in troppe parti dell’Europa centrale e orientale e dei Balcani”: cioè quella a “calpestare ancora una volta le aspirazioni dei cittadini” a vantaggio di “interessi corrotti e oligarchici”, i quali “si servono del denaro per soffocare il dissenso, comprare gli uomini politici e i mass media, indebolire l’indipendenza del potere giudiziario e i diritti delle organizzazioni non governative”.

Certo, ha riconosciuto, “in qualsiasi situazione di caos ci sono nelle strade anche elementi sgradevoli”, ma “la maggioranza degli ucraini vuole soltanto vivere liberamente in un Paese sicuro e prospero”. La Russia e altri Stati terzi, ha concluso Kerry, “non debbono vedere nell’integrazione in Europa dei loro vicini un gioco a somma zero”, in cui i vantaggi degli altri equivalgono necessariamente a un proprio svantaggio.

L’inviato dell’Onu per la Siria Lakhdar Brahimi ha esortato le potenze internazionali ad esercitare pressioni sul governo di Damasco e sulle opposizioni perché s’impegnino a discutere seriamente sulla fine del conflitto quando s’incontreranno per un secondo round dei colloqui di pace il 10 febbraio. “Spero che quanti hanno influenza sul governo e l’opposizione facciano sì che chi tornerà a febbraio si metta a discutere seriamente su come mettere fine a tutto questo”, ha detto ieri sera Brahimi. Al momento solo l’opposizione ha confermato la partecipazione al secondo round. “Spero che potremo riprendere le discussioni il 10 febbraio. Non è sicuro al 100%, ma spero che accada”, ha ammesso Brahimi. Che spiega così il rifiuto del presidente Bashar al Assad di discutere le sue dimissioni: per il governo “la priorità è il terrorismo. C’è sempre qualcuno che crede nella soluzione militare. Il governo pensa di poter vincere”.

Intanto l’opposizione ucraina ha respinto l’offerta dell’Onu di fare da mediatore con il governo di Kyiv. “In questo momento, ci serve di risolvere i problemi dell’Ucraina attraverso il contatto diretto con i partner occidentali del Paese”, ha detto l’ex ministro degli Esteri Arsenij Jaceniuk, dopo aver avuto un colloquio con il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon. Il coinvolgimento dell’Onu verrà richiesto solo come ultima possibilità, ha aggiunto Jaceniuk, citato dall’agenzia stampa russa Interfax.

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha accusato oggi l’Europa di alimentare le proteste violente in Ucraina. “Cos’ha a che vedere con la democrazia l’aumento delle proteste violente?”, si è chiesto Lavrov nel suo intervento alla Conferenza.”Bruciare edifici del governo, attaccare la polizia… perché i politici europei alimentano queste cose? Perché nessuno critica questi atti?”, ha aggiunto il capo della diplomazia russa. Lavrov ha poi respinto le affermazioni dell’opposizione ucraina che accusa Mosca di parlare solo con il governo di Viktor Yanukovich. “Abbiamo contatti con il governo, ma anche con l’opposizione”, ha dichiarato.

“Il futuro dell’Ucraina è in Europa”. È quanto ha detto il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, intervenendo a Monaco. Van Rompuy ha ricordato che l’accordo di associazione con l’Unione Europea, la cui firma è stata bloccata lo scorso novembre dal governo di Kyiv dietro pressioni della Russia, decisione che diede il via alle proteste anti-governative, è ancora sul tavolo.

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