BAVIERA – C’è tanto d’italiano ma anche di lecchese dietro il riuscito recupero dello speleologo tedesco rimasto bloccato per un incidente a 980 metri di profondità nella grotta di Riesending-Schachthöhle, in Baviera.
L’uomo è stato tratto in salvo e riportato in superficie dopo gli 11 giorni di un’operazione difficile che ha coinvolto, oltre a squadre tedesche, svizzere, austriache e croate, anche 109 tecnici del CNSAS italiani e tra questi due lecchesi: Massimo Cicchelero, vice delegato della IX Delegazione Speleologica Lombardia che ha coordinato i lavori sul posto insieme al delegato Andrea Gigliuto, e Damiano Montrasio, tra gli speleologi che hanno portato la barella con il ferito fuori dalla grotta.
I tecnici lecchesi insieme ai connazionali hanno lavorato ciascuno per diverse decine di ore senza interruzione e senza risparmiare le proprie energie movimentando la speciale barella col ferito in tutti i tratti profondi e pericolosi della grotta. Un contributo determinante alla sopravvivenza del ferito è stato dato da tutti i tecnici coinvolti nell’accudire l’infortunato e dai 5 medici e 3 paramedici del CNSAS – tutti esperti in soccorso medicalizzato in ambiente ostile.
I membri dell’equipe della Commissione Medica del CNSAS sono stati i primi a raggiungere ed a medicalizzare il ferito ed a seguirlo per tutto il percorso di evacuazione fino a pochi metri dall’uscita, avvenuta intorno alle 11 di giovedì. Alle 13, con l’uscita dalla grotta dell’ultimo speleo soccorritore e l’elitrasporto alle 14.30 si sono concluse le operazioni di soccorso.
“Non possiamo che essere soddisfatti, è un intervento che ha fatto la storia e in passato solo un’altra operazione simile è stata compiuta in Slovenia – ha sottolineato Andrea Gigliuto – dobbiamo essere orgogliosi di aver dimostrato le capacità degli italiani in questo campo”.
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