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Silvia Cilembrini è una donna, un architetto, una mamma. Nata a Monaco di Baviera è cresciuta a Firenze. Per molti anni è stata cultrice della materia alla cattedra di Arredamento ed Architettura degli interni di Remo Buti presso la Facoltà di Architettura di Firenze. Come progettista e designer ho collaborato con importanti aziende e multinazionali italiane e straniere, realizzando progetti in tutto il mondo, tra cui molti allestimenti di mostre per il Museo Salvatore Ferragamo. La casa ideale per un bambino? Le abbiamo chiesto come crearla.

Com’è cambiato il tuo approccio al lavoro dopo l’arrivo dei figli?

Direi che non è cambiato affatto. Il primo figlio è arrivato tre anni dopo la laurea e dunque l’inizio dell’attività lavorativa che non conosceva soste: una ricerca continua dettata da grandissima passione ed il pungolo incessante di Remo Buti, professore universitario e grande maestro per generazioni di studenti. Ho lavorato fino al giorno prima del parto e ripreso tre settimane dopo. Mattia stava con me in studio, nella culla o nel marsupio, ha partecipato ai seminari universitari e alle sessioni di laurea così come a riunioni di lavoro in giro per l’Italia. Stessa cosa è avvenuta con l’arrivo di Stella. Lavoro da sempre insieme a Fabio, prima compagno di studi poi marito e padre dei nostri figli; questo è stato indubbiamente fondamentale per riuscire a mantenere un equilibrio tra i due ruoli. In conclusione, infinita dedizione al mio lavoro prima durante e dopo.

Un lavoro di responsabilità, ma anche creativo il tuo. Quanto la creatività ti aiuta con i figli?

L’approccio creativo è diventato una forma mentis che trascende il campo lavorativo, divenendo il modo di porsi di fronte alla vita in toto. Essere genitori richiede una grandissima dose di empatia e capacità di reinventarsi giorno dopo giorno, mettendosi continuamente in gioco; i figli crescono e noi dobbiamo crescere insieme a loro. Dobbiamo dunque essere degli attenti osservatori per poterli accogliere sempre nel migliore dei modi: ed è proprio qua che la creatività diventa fondamentale per inventare ogni giorno un nuovo mondo comune.

Qual è la tua idea di architettura?

Sono cresciuta professionalmente nel mondo dell’interior design, facendo per anni una meticolosa ricerca sulle atmosfere create attraverso le forme, i materiali, i colori e soprattutto le luci, nella convinzione che l’essere umano possa trarre felicità e benessere da ciascun luogo che sia permeato di armonia. Questa è diventata così la mia personale mission professionale: creare “architettura romantica”, ottenuta surfando attraverso le emozioni provate osservando ambienti ed architetture in giro per il mondo e reinterpretandone la loro essenza.

Quali accortezze andrebbero prese per creare uno spazio in casa (o proprio una casa) a misura di bambino?

Una casa a misura di bambino è una casa dove non esistono tabù di alcun tipo. Niente oggetti intoccabili né arredi preziosi, bensì ambienti possibilmente pieni di colore e spazio per dare loro la possibilità di trasformare le proprie fantasie in realtà, anche se solo per un giorno. Ambienti ricchi di piccoli angoli da personalizzare in nidi accoglienti, fatti di coperte e cuscini dove rintanarsi a giocare, leggere e riposare. Una casa che possa, come i genitori, crescere insieme a loro.

Un consiglio alle donne che vorrebbero riuscire a conciliare carriera e figli

Un consiglio? Per rimanere in equilibrio tra questi due impegni totalizzanti per definizione, fare salti mortali per riuscire a mantenere vivo un piccolo ma vitale spazio in cui la donna non sia solo mamma, moglie e professionista ma ancora semplicemente lei, con un nome e dei contorni propri da non condividere con nessuno.