TRIESTE In via Locchi tecnici e compagni lo aspettavano per salutarlo, presentarsi e poi lo avrebbero lasciato libero di andare a riposare a casa, dopo 20 ore di viaggio per arrivare dagli Usa a Trieste via Monaco di Baviera. Invece Jordan Parks ha iniziato sorprendendo subito tutti: fatto capolino nella palestra e vista la squadra all’inizio della seduta, ha chiesto subito canotta e pantaloncini per allenarsi, prima ancora di salutare.
Le presentazioni le ha fatte direttamente sul parquet, fra un esercizio e l’altro. Ecco, se si voleva capire che tipo di persona è “Picasso” (il suo nickname), si è subito compreso che è perfetto in questa Pallacanestro Trieste: motivazioni, voglia di lavorare, grande attenzione alle indicazioni di tecnici e compagni.
Scordiamoci Holloway, Parks è un altro giocatore. Ventuno anni, altezza reale 197 centimetri, fisico tutt’altro che massiccio, ma braccia lunghissime, un’esplosività atletica micidiale e piedi molto veloci. Al preparatore atletico Paolo Paoli è bastato vedere le prime 3 azioni per emettere il verdetto: «Questo gà motor…». Il primo allenamento, Parks lo ha utilizzato per cercare di capire i movimenti suoi e dei compagni. Il vice allenatore Matteo Praticò lo ha “introdotto” nel gioco, coach Dalmasson lo ha corretto una sola volta, poi azione su azione sono stati gli stessi compagni a dargli suggerimenti e spiegazioni. Ha iniziato Canavesi, il primo a presentarsi “in corsa” e subito prodigo di consigli, poi anche Bossi e Coronica hanno fatto la loro parte.
Parks si è presentato con una schiacciata a due mani sull’alley hoop di un compagno, poi un altro impressionante schiaccione di sinistro dopo aver portato il pallone un buon metro sopra l’anello del canestro. Quindi si è un po’ messo sulle sue, molto concentrato su quanto accadeva in campo, per capire. Col passare dei minuti si è sciolto, mano a mano che iniziava a comprendere le situazioni.
Ala di 202 cm, proviene da North Carolina Central
A fine seduta coach Dalmasson ha speso buone parole: «Era ciò che ci serviva e che ancora non avevamo: un giocatore d’area veloce, capace di cambiare sui pick ’n roll e in difesa abile a marcare tutti gli esterni e anche le ali forti». Soddisfatto anche lo stesso Parks: «Per quello che ho potuto vedere in questo allenamento, mi sembra di essere in una buona squadra, completa. Ma ho bisogno di allenarmi un po’ con i miei nuovi compagni per comprenderne meglio le potenzialità, loro e della squadra». Aspettative? Gli americani ne hanno sempre una soltanto: «Mi aspetto di vincere, che domanda… Dobbiamo soltanto capire la maniera per farlo». E così sia.