BERLINO/BUDAPEST – “Germania! Germania!” Vogliono andare nel paese che ha chiuso con gli accordi di Dublino. Lo hanno gridato per ore nella stazione centrale di Budapest, dopo aver manifestato già nel fine settimana. E per la prima volta le forze dell’ordine ungheresi non li hanno fermati: così in serata, in Baviera, sono arrivati oltre 400 richiedenti asilo. E a Berlino, alla stazione centrale, ne sono attesi almeno altri 300 nelle prossime ore. Anche se le regole europee in vigore anche in Ungheria prevedono che si venga registrati nel primo paese dell’Ue in cui si arriva, la polizia oggi non ha più posto ostacoli a chi reclamava di partire. “Lasciateci salire! Germania! Germania!”, urlava la folla nella stazione della capitale (Keleti).
Nella stazione di confine ungherese di Hegyeshalom un treno invece in serata veniva segnalato come bloccato dall’agenzia Dpa: le Ferrovie austriache gli hanno rifiutato il permesso di proseguire per motivi di sicurezza in quanto troppo pieno. Il consiglio municipale di Budapest, su ordine del sindaco Istvan Tarlos, ha istituito aree di accoglienza, vicino allo scalo ferroviario, per far rifocillare i rifugiati, offrendo innanzitutto acqua: per bere e per lavarsi. Nelle stesse ore però estremisti hanno manifestato contro questa misura, chiedendo che i profughi fossero cacciati dal centro della città.
In questo contesto così agitato, dopo aver ricevuto moltissimi “messaggi d’amore” da siriani che, nella rete, hanno ringraziato Angela Merkel per aver ripensato ai meccanismi di Dublino, aprendo di fatto a chi scappa dalla guerra in Siria, la cancelliera ha tentato oggi di correre ai ripari: ci deve essere stato un “equivoco”, ha detto ammettendo che si sia fatta “confusione”. “Gli accordi di Dublino valgono ancora in Europa”, ha sostenuto. Anche se la Germania, secondo quanto annunciato nei giorni scorsi, non spedirà più indietro i siriani che arrivano da altri Paesi europei.
Merkel, che ne ha parlato a Berlino nel corso della conferenza stampa, ha comunque assicurato di aver preso contatti con il governo ungherese: tutto si chiarirà per vie diplomatiche.