Oktoberfest: semel in anno licet insanire

di Alvise Predieri

L’Oktoberfest 2014 si svolge quest’anno dal 20 settembre al 5 Ottobre; in queste due settimane, ovvero 3 weekend, saranno bevuti più di 6 milioni di litri di Birra, per la gioia di altrettanti visitatori. 
Ci lavorano 12.000 persone di cui 1.600 camerieri/e che serviranno complessivamente mezzo milione di polli arrosto e 25 tonnellate di pesce. Il movimento complessivo di affari si aggira intorno ai 450 milioni di euro, ma si può moltiplicare per due se si tiene conto delle spese che i visitatori hanno marginalmente alla festa nella città di Monaco.

 


Il “Wiesn” è il nomignolo dato all’Oktoberfest in riferimento al Theresienwiese, il prato di Teresa, la principessa di Sassonia che sposò nel 1810 il principe erede al trono Ludovico I di Baviera, dando così inizio a questa festa popolare. Arriva puntuale e atteso da tutta la Baviera e non solo, appena prima di chiudersi nell’autunno austero tedesco, prima di tornare agli impegni che lasceranno dietro di sé tutta la spensieratezza di questi giorni di festa. Sì, perché sono soprattutto la spensieratezza e la cosiddetta Gemütlichkeit (confortevolezza… cordialità) che vengono celebrate all’Oktoberfest, condite da un buona dose di tradizione in cui specchiarsi allegramente. E poi, ma solo poi, viene la birra, che è l’ingrediente principale di questa voglia di lasciarsi andare, di non essere seri, duri e operosi e di spegnersi nel delirio alcolico, nei giochi e nel divertimento collettivo. Tutto all’Oktoberfest è incentrato sul divertimento, ci sono enormi tendoni (14 Bierzelte da 3.000 a 10.000 posti) che appartengono alle birrerie storiche della città (Paulaner, Spaten, Hofbräu, Hacker-Pschorr, Augustiner e  Löwenbräu) in cui vengono venduti a caro prezzo i Maß di birra da un litro, spesso coronati da mezzo pollo allo spiedo o da altre leccornie bavaresi. Ogni tendone ha la sua orchestra, la sua cucina e la sua birra, si ordina solo se hai un posto a sedere, tanto ambito e difficile da trovare che una volta conquistato non lo lasci più fino ad esaurimento delle forze, dopo balli sui tavoli, brindisi alla Gemütlichkeit e 3 o 4 Maß che si bevono in poche ore. Poi, intorpidito a dir poco dall’alcool, ti riversi all’esterno e lì si apre un mondo di giochi, giostre, dolciumi e svaghi tra i più improbabili, dal mago al circo delle pulci, dalla frutta glassata agli enormi biscotti a forma di cuore con dedica in zucchero colorato, circondati da milioni di luci di un Luna Park con le giostre più grandi del mondo, montagne russe comprese. Lo si deve immaginare come un enorme, festoso e pazzo paese dei balocchi, dove il tedesco, ma ormai non più solo lui, finalmente si lascia andare. Come in un carnevale, la festa diventa popolare nel senso socialmente orizzontale del termine; l’amministratore e lo stagista siedono allo stesso tavolo e hanno lo stesso spirito, in poche parole sono ubriachi e i loro stati sociali sono appianati in questa finestra di follia generale.
Semel in anno licet insanire, dal latino, una volta all’anno è lecito impazzire; ma è ben intrinseco nel significato stesso della frase e della festa che questo periodo ha uno spazio ben definito, che dietro all’Oktoberfest c’è il senso di divertirsi ora perché poi si lavora, perché poi arriva l’inverno e la società tedesca aprirà le porte solamente alle formiche operose.
Quindi al contrario del paese dei balocchi non é una festa per Lucignoli e cicale ma per le formiche, che si concedono ordinatamente il lusso di “impazzire” in abiti tradizionali, un’oasi di pazzia in costume tradizionale.
Perché al “Wiesn” ci si va in abiti tradizionali popolari, come a rimarcare lo stato di appartenenza ad una condizione di continuità e di semplicità. Alla festa ci vado vestito da “popolano”, anche se sono italiano, coreano o lavoro in banca o meglio alla BMW. È questa del Dirndl per le donne e dei Lederhose (ndr: pantalone di pelle) per gli uomini una tradizione relativamente recente, ma che assomiglia sempre di più ad una maschera di carnevale, una maschera di integrazione con lo spirito antico dell’Oktoberfest. Un mezzo anche per distinguersi dai turisti ma che i turisti stessi hanno adottato comprando i vestiti tipici all’ultimo momento nei vari negozi della città. Il tedesco porta pantaloni che hanno 50 anni, che erano del nonno, sono pregni di storia e di birra; ma mentre il nonno li portava come abiti da lavoro, il nipote li mette come abiti da festa. Non c’è una donna a Monaco che non abbia un Dirndl e i Lederhose sono negli armadi di ogni uomo che si rispetti.
Il primo giorno di festa il Sindaco di Monaco stappa letteralmente la prima botte pronunciando lo “O’zapft is!” (è stappata!) e dando ufficialmente il via a quel fiume di birra che scorrerà senza tregua per le due settimane seguenti.

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