Anche se a Bruxelles se ne parla di continuo da mesi, con i migranti l’Europa non sa ancora bene come comportarsi. Il caso Colonia, poi – la scoperta che alcuni di loro hanno partecipato alle molestie e alle violenze del “branco” sulle donne durante la notte di Capodanno –, sembra aver dato il via a un’ondata di panico istituzionale.
La Svizzera, seguendo l’esempio della Danimarca, ha iniziato a confiscare beni ai migranti che arrivano sul suo territorio per coprire le spese di accoglienza. Lo ha rivelato la radio SRF, specificando che ai profughi viene consegnata una ricevuta che possono presentare al momento di uscire dai confini dello stato. L’entità del prelievo fisso è di mille franchi, pari a circa 900 euro.
“Se avete proprietà di valore maggiore di mille franchi svizzeri – si legge sui volantini distribuiti ai posti di frontiera – quando arrivate in un centro di accoglienza dovete consegnare tali asset economici in cambio di una ricevuta”: l’intento è di restituirli a chi è solo di passaggio, o si trattiene meno di sette mesi. “Altrimenti, i soldi coprono i costi che genera”, ha dichiarato una portavoce della SEM, l’autorità federale per l’immigrazione. Secondo le leggi in vigore nella confederazione elvetica, chi ottiene un permesso di soggiorno e di lavoro deve ripagare fino a 15 mila franchi allo Stato nei primi dieci anni di residenza, attraverso trattenute pari al 10% della paga.
La Danimarca, che ha preso misure simili due giorni fa, potrebbe intanto essere convinta a fare marcia indietro. A far cambiare idea a Copenaghen potrebbero essere le critiche piovute da UE, UNHCR (Alto commissariato ONU per i rifugiati) e dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
“Ritengo che tale misura possa essere una violazione della dignità umana delle persone a cui viene applicata”, ha scritto il commissario europeo per i Diritti umani Nils Muiznieks in una lettera aperta rivolta a Inger Stojberg, ministro per l’Immigrazione del governo danese. Suscitano “sgomento” e “profonda preoccupazione”, secondo vari passaggi del testo, anche decisioni come l’estensione delle “circostanze speciali” in cui si può autorizzare la detenzione dei richiedenti asilo, o la complicazione dell’iter del ricongiungimento familiare.
Intanto il presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, ha evocato lo scenario in cui “la fine di Schengen rischierà di mettere fine all’Unione economica e monetaria e il problema della disoccupazione diventerà ancora più importante”. “I controlli alle frontiere hanno un prezzo”, ha affermato il capo dell’esecutivo comunitario: “per esempio quelli tra Svezia e Danimarca costano 300 mln di perdite di introiti, e quelli tra Germania e Danimarca 90 mln”.
In Germania, intanto, fra gli amministratori pubblici si è scatenata una corsa al provvedimento eccezionale per evitare che si ripetano episodi come quelli di Capodanno. Ieri a Rheinberg – nei pressi di Duisburg, nel Land Renania del nord-Westfalia – è stata annullata per timore di incidenti la tradizionale sfilata di carri allegorici per Carnevale. Oggi a Bornheim, nei pressi di Bonn – nello stesso stato federale – l’amministrazione locale ha vietato ai profughi maschi adulti di frequentare la piscina municipale.
La decisione è stata presa dopo le lamentele di alcune ragazze, seguite in piscina da un gruppo di migranti arrivati da un vicino centro d’accoglienza. Gli stranieri avrebbero rivolto loro apprezzamenti indesiderati e avrebbero violato altre norme del regolamento della piscina. In ogni caso, sui fatti non è stata presentata alcuna denuncia.
“So con questa misura di fare un torto alla gran parte dei profughi che non hanno colpa, ma non vedo altra possibilità per dare un segnale” ha dichiarato Markus Schnapka, assessore agli Affari sociali della città, che ha circa 50 mila abitanti. Che poi ha commentato i fatti dal punto di vista culturale: “La nostra concezione di uguaglianza fra i sessi non è in discussione”.
Intanto in tutta la Germania si discute dell’iniziativa di Peter Dreier – borgomastro di Landshut, in Baviera – che ha inviato a Berlino, più precisamente di fronte alla sede della Cancelleria federale, un pullman con a bordo 31 profughi che a suo dire non ha i mezzi per ospitare nella sua cittadina. In prima linea fra i critici c’è Michael Müller, il sindaco della capitale, lo ha accusato di “mancanza di solidarietà”. Ma Dreier gli ha replicato: “I migranti sono molto delusi, erano arrivati in Germania credendo che la cancelliera Angela Merkel li aiutasse”.
Alcuni esponenti politici hanno condannato la strumentalizzazione politica della loro condizione di migranti. Anche a bordo del bus i giornalisti hanno registrato rabbia e incredulità. Intervistato in diretta dalla tv N24, un rifugiato ha sintetizzato: “Siamo una palla da gioco fra la Baviera e Berlino o cosa?”
Il primo cittadino bavarese ha specificato che tutti gli occupanti del bus hanno partecipato all’iniziativa di propria spontanea volontà. Secondo alcuni giornalisti che li hanno accompagnati a Berlino, però, gli stranieri non erano stati informati della natura politica del viaggio.
I trentuno hanno lo status di Fehlbeleger, cioè rifugiati politici riconosciuti che non si sono ancora trasferiti fuori dalle strutture di accoglienza pubbliche. Hanno passato la notte a Berlino, a spese della municipalità di Landshut, dopo che il borgomastro ha rifiutato la sistemazione proposta dalle autorità federali, e stamattina sono ripartiti per la Baviera, tranne due che hanno deciso di rimanere nella capitale ospiti di parenti.
Landshut, poco più di 150 mila abitanti, ospita 2.100 migranti. Ellmar Stoettner, un portavoce della municipalità che ha accompagnato i migranti a Berlino, ha raccontato alla stampa che il loro afflusso improvviso ha fatto impazzire il mercato degli affitti, permettendo ai proprietari di dettare legge e lasciando senza un tetto circa 450 rifugiati.
F.M.R.
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