E’ arrivato tra applausi scroscianti, da parte di tutti. Sicché il giudizio è cronaca a posteriori, perché quando Mario Mandzukic arrivò tutti approvarono l’acquisto della Juventus. Gol, carattere, personalità. Una vita presa coi gomiti larghi e senza paura, con la testa dritta sul pallone, a prescindere da dove fosse il piede o l’intenzione dell’avversario. Un centravanti d’area, d’aria internazionale. Quello che alla Juventus serviva, si pensava, per sostituire Fernando Llorente e per far coppia con Alvaro Morata, magari per il tridente con Paulo Dybala. Insomma, un colpo da 90. Che però è pure la paura, quella d’aver sbagliato l’acquisto. Far processi è cosa prematura, ma fotografare una realtà buia e difficile è semplicemente non voler coprire di miele un presente al fiele, fatto di delusioni per i tifosi bianconeri. Mario Mandzukic come Mario Gomez, perché in Baviera erano entrambi campioni e cannonieri, perfetti per il gioco del Bayern con rifinitori deluxe alle spalle. Per il croato c’è pure la tappa spagnola, all’Atletico Madrid, per confermare quanto di buono fatto in passato: gol, assist, gioco, sponde, torre, scacco matto. Per gli avversari è stato un incubo, sia per i portieri che per gli zigomi. Attaccante d’altri tempi, Mandzukic è poi arrivato in Italia come grande colpo. Però, come Gomez, qui non sta riuscendo a sfondare. Il tedesco, in Turchia, ha dimostrato di non essere certo brocco ma solo inadatto al gioco della Fiorentina, a quello di Vincenzo Montella ed al calcio italiano. Al Besiktas si è ritrovato stella, mentre Mandzukic ancora fatica a sbocciare. Quando la Baviera non basta.