L’insostenibile assenza del 10 (non sulla maglia)

Inizia la Serie A, riflettori puntati sul feudo bianconero da 4 anni consecutivi, dopo un’estate di attesa spasmodica che il feudatario ceda il passo, dopo aver lasciato andare, per accidenti anagrafici o motivazionali, storici capitani di buona ventura, coperti di gloria, chiamati altrove da voglie differenti, almeno come lo sono New York e Monaco di Baviera. O la Juve a tamburi battenti, e questa Juventus.

 

JUVENTUS IN CONTROLLO (DELL’ANSIA) – Colantuono propone la sua nuova Udinese, fotocopia antica ma sempre efficace della sua Atalanta: pochi spazi, stretta in un’assedio lento ma continuo degli uomini di Allegri, solamente incuriosita dal primo iraqeno della Serie A, Ali Adnan (buono lo spunto alla mezz’ora del primo tempo). Che lascia per la seconda volta, ufficiale, in panchina il Delfino designato di Tevez, Dybala, magari per risparmiargli un avvio così così, il passo falso, l’asimmetria tra volontà e forza, e piedi, sotto la pioggia estiva dello Stadium. Gli preferisce Coman, figlio cadetto per scontrino d’acquisto ma non nelle idee del feudatario: cos’è mancato, nel primo tempo? Una responsabilità in più, un tocco di genio, il cavallo di Troia che riecheggia per secoli a dire a tutti: ecce genio. Manca Tevez, in un sola parola. Assedio e danza quella bianconera, in assenza del tango forsennato di Tevez, magari non troppo veloce, o elegante: è un tamburo l’assalto bianconero, un controllo stretto sulle teste (Dybala troppo solista? Out) e sui metri del terreno di gioco, di fronte alla scorbutica Udinese, riluttante a ceder tributo di punti, nel secondo tempo perfino eretica ed a testa alta. E sotto le pieghe di antico dominio, alla prima di campionato, è un elemento a far corrugare la fronte di Allegri: il gol.

 

LA DANZA DEL 10 – E se manca il gol, gli occhi dello Stadium cercano il 10: quello promesso da Marotta, è Cuadrado? É lui o non è lui? Draxler? E nel frattempo che in Campo mister Offerta del Secolo Pogba ha sulle spalle la grossa responsabilità di fare un po’ da Pirlo, un po’ da Tevez, un po’ da Vidal: alla fine si “riduce” a fare il Pogba, e tanto basta, a far rabbrividire l’Udinese. Ma non basta, ed il brivido alla fine è juventino, viene dalla valle, dagli sguardi che salgono all’Olimpo, gli sguardi di chi vuole scalarlo, questo Scudetto cucito sulle maglie degli uomini di Allegri.

 

ROTTA, NON VERSO CASA DI DIO – Coman ruba un po’ di estro, senza prendersi al contempo grosse responsabilità, Dybala conta i minuti che gli rimangono ad accrescere il feeling naturale con Pogba, Llorente finisce per fare la fine di Mandzukic: ristretto, assente nella loro essenza, il Gol. Nel mezzo l’Udinese segna e porta a casa la vittoria, a testimoniare che il vero feudatario di questo inizio di stagione è il tempo, la fatica, e l’insostenibile assenza. Orrore, di chi non veste più questa maglia? No, dell’essere 10, nel senso di trequartista, nel senso di imprevedibile e meraviglioso, decisivo. E l’assedio diventa parziale rotta, eresia!, e dalla valle molti sguardi salgono al castello, alle scelte di Allegri, alla danza lenta e un po’ fuori tempo della sua Juventus. E dell’essere padrona inflessibile del campionato: dalla valle pugni al cielo, chi a sfidare gli Dei, sognando la scalata titanica, chi a chiedere spiegazioni, o la solita inarrestabile danza juventina, non questo scomposto moto senza poesia. A chiedere il 10, quello non sulla maglia, quello che ancora non c’è. Quello che accende, appassiona, innamora. Quello sicuro, che danza, che conduce sicuro la danza, e non incespica, non si piega, ed infinite restituisce la bellezza ed il senso di una nuova, inarrestabile cavalcata, di cui ancora si attende, colpevolmente, l’inizio.

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