La chimica contro la burocrazia Ue

La chimica contro la burocrazia Ue

MONACO DI BAVIERA – Kurt Bock, al giro di boa della sua presidenza del Cefic, la Confederazione europea dell’industria chimica, dall’assemblea generale, ospitata a Monaco di Baviera chiede che siano riportati in cima all’agenda europea l’energia e il fardello regolatorio. «La competitività dell’industria chimica europea può essere assicurata se le politiche energetiche terranno conto della crescita dell’industria», dice. Suonano un po’ come un aut aut le parole di Bock che è anche chairman of the board della Basf. Già perché il rischio è che la chimica europea perda la sua leadership senza il sostegno dei legislatori Ue.

L’indicatore di fiducia del settore in Europa ha registrato un significativo miglioramento nell’agosto di quest’anno rispetto a luglio. E gli ordini attuali hanno ampiamente confermato questo cambiamento positivo. Tuttavia, le aspettative della produzione per i prossimi mesi sono un po’ deteriorate e la fiducia nell’industria chimica rimane al di sotto della media di lungo periodo, anche se l’utilizzo della capacità produttiva è aumentato dal primo al secondo trimestre.

Anche Bock è fiducioso, ma incalza l’Europa. Non si può perdere tempo, «l’aiuto è urgente se vogliamo che questo settore che occupa oltre 1,2 milioni di persone continui a prosperare», dice nel corso dell’assemblea a cui han preso parte anche molti industriali italiani, tra cui il suo predecessore, oggi presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, il presidente di Federchimica Cesare Puccioni, così come il presidente di Plasticseurope Daniele Ferrari e il vicepresidente di Federchimica Luigi Mansi. È una nuova chiamata, quella di Bock, per politiche industriali e ambientali che consentano di mantenere la crescita e i livelli occupazionali. Nel dettaglio Bock chiede «che si favoriscano l’innovazione, un vero mercato europeo dell’energia, misure regolatorie più equilibrate, partendo da politiche sul clima unilaterali».

L’unica polizza in grado di garantire certezze nel futuro ha nel suo titolo Europa, energia e regole più leggere, con misure ad hoc che siano in grado di sostenere questi tre temi. Tra i chimici, l’Europa non sembra davvero essere un’opzione. Semmai è una necessità. «L’industria chimica europea continua a fronteggiare sfide importanti mentre la sua competitività è minacciata da un panorama energetico in rapida evoluzione dove aree come per esempio il Nord America continuano a beneficiare del boom dello shale gas», spiega Bock. E proprio a questo proposito il presidente del Cefic invita alla massima apertura rispetto a questa fonte energetica: «Non la si può ignorare e lasciare sotto terra», afferma. Massima apertura perché per molti prodotti chimici «il costo dell’energia incide per il 50%», sostiene Bock. Quanto all’Italia, spiegano gli industriali italiani, su un fatturato di 53 miliardi, la bolletta energetica della chimica lo scorso anno è stata di 5,3 miliardi. Un’incidenza del 10%, che è la media tra il 70-80% della chimica del fluoro e il 2% della cosmetica.

Come tutti i settori anche la chimica sta vivendo i contraccolpi della prepotente ascesa asiatica. Gli ultimi dati del Cefic confermano il sorpasso della produzione asiatica sul resto del mondo, con i Paesi emergenti che hanno battuto il club degli industrializzati. «Oggi meno del 20% delle vendite globali sono attribuibili all’Europa. Erano oltre il 30% solo 10 anni fa», avverte Bock. Un quadro dove però emerge un record positivo, ossia il surplus della bilancia commerciale che non ha cessato di crescere: «Nel 2012 ha chiuso in attivo per 49 miliardi di dollari», dice Bock. Spiccano anche altri segni più. Le esportazioni europee nei primi sei mesi dell’anno sono cresciute del 5% rispetto allo stesso periodo del 2012.

Di fronte alla Cina che continua ad accumulare primati, l’eccellenza della chimica europea rischia di essere segnata. Alcuni dati preoccupano. Per esempio la produzione che si sta restringendo sempre più e che è diminuita dell’1,4 per cento nei primi sette mesi del 2013 rispetto allo stesso periodo nel 2012. Certo è che il livello di eccellenza di questo settore in Europa è ancora indiscutibile. Ma anche in questo caso il quadro potrebbe cambiare se si continuano a spostare risorse dall’innovazione. «Il fardello regolatorio, dovuto soprattutto al Reach che continua a mettere un freno all’industria, sposta risorse finanziare e umane lontano dall’innovazione – avverte Bock -. La Ue crei un contesto che promuova investimenti e crescita. E i posti di lavoro che ne derivano». I chimici d’Europa non possono più aspettare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Clicca per Condividere

TAG:
Ricerca e sviluppo d’impresa, Kurt Bock, Europa, Confindustria, Basf, Daniele Ferrari, Federchimica, Cefic, Cesare Puccioni, Luigi Mansi, Reach, Cina, Plasticseurope

Open bundled references in tabs:

This entry was posted in IT and tagged by News4Me. Bookmark the permalink.

About News4Me

Globe-informer on Argentinian, Bahraini, Bavarian, Bosnian, Briton, Cantonese, Catalan, Chilean, Congolese, Croat, Ethiopian, Finnish, Flemish, German, Hungarian, Icelandic, Indian, Irish, Israeli, Jordanian, Javanese, Kiwi, Kurd, Kurdish, Malawian, Malay, Malaysian, Mauritian, Mongolian, Mozambican, Nepali, Nigerian, Paki, Palestinian, Papuan, Senegalese, Sicilian, Singaporean, Slovenian, South African, Syrian, Tanzanian, Texan, Tibetan, Ukrainian, Valencian, Venetian, and Venezuelan news

Leave a Reply