Sono passati 40 anni da quel 4 agosto 1974 quando, all’uscita della galleria degli Appennini, nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro, un ordigno esplose nella quinta carrozza del treno Espresso 1486 Italicus, partito da Roma e diretto a Monaco di Baviera: morirono 12 persone, 48 rimasero ferite. A bordo, tra l’altro, doveva esserci anche Aldo Moro, ma un impegno all’ultimo minuto gli fece perdere il treno con il quale avrebbe dovuto raggiungere la famiglia in vacanza. Commemorazioni e iniziative, oggi, in molte città per ricordare le vittime e chiedere giustizia per una strage rimasta senza colpevoli.
I PROCESSI – L’iter processuale è stato caratterizzato da sentenze dall’esito diverso, ma alla fine gli imputati, appartenenti a gruppi dell’estremismo di destra aretino, furono definitivamente assolti. La Corte di Cassazione – confermando la loro assoluzione – ha però stabilito che l’area alla quale poteva essere fatta risalire la matrice degli attentati era da identificare in quella di gruppi eversivi della destra neofascista.
UN LIBRO DI DENUNCIA – Per l’Italicus, forse la più “dimenticata” tra tutte quelle che hanno insanguinato l’Italia, il presidente dell’Associazione dei famigliari Paolo Bolognesi e il giornalista Roberto Scardova hanno dato alle stampe un libro, «Italicus» (edizioni Eir), che ripropone nuove argomentazioni sulla responsabilità della «cellula toscana» di Mario Tuti e offre una spaccato inquietante dello scenario stragista. Testimonianze e documenti nuovi provengono anche dai processi più recenti sulla strage di Brescia e di Milano. «Non so se potrebbero essere elementi utili a riconsiderare il processo, ma il nostro è intanto un contributo di ricostruzione storica», dice Bolognesi.
ORDINE NUOVO – Tenuto conto che della strage dell’Italicus i tre neofascisti toscani portati alla sbarra, Tuti, Franci e Malentacchi, sono stati assolti definitivamente. Il luogo dove andare a cercare i responsabili è l’organizzazione Ordine nuovo e i suoi rapporti con tutta la galassia dell’estremismo di destra. «Pur considerando non provata la partecipazione di Carlo Maria Maggi (leader di Ordine Nuovo in Veneto, ndr) e del suo gruppo all’eccidio di Piazza della Loggia – scrivono gli autori – la Corte d’Assise d’Appello di Brescia ha però incidentalmente affermato la responsabilità degli ordinovisti veneti in relazione alla strage dell’Italicus: perché dopo l’eccidio di Brescia l’avevano di fatto preannunciata
MISTERO INFINITO – Un’estremista di destra informatore del Sid, il vecchio servizio segreto, infatti, riferì una frase emblematica pronunciata da Maggi dopo la strage di Brescia: «Quell’attentato non deve rimanere un fatto isolato». Il ruolo primario della strage dell’Italicus «fu affidato ai toscani», dicono gli autori, ma dai nuovi atti giudiziari emergono con maggior chiarezza le relazioni tra i vari gruppi di ultradestra, i servizi segreti deviati, la P2, organizzazioni segrete come Gladio e anche militari americani che risultano aver partecipato a riunioni con gli ordinovisti. Si trattava insomma di una «guerra non ortodossa» che alcuni italiani allora dichiararono ad altri italiani. Facendo vittime innocenti.