In pensione i “nunzi triestini della jota” in Baviera

TRIESTE Hanno proposto per anni, e con successo, jota e “pasta e fasoi” a Wurzburg, importante centro della Baviera settentrionale, nella loro Bottega italiana. Adesso, superata abbondantemente quota 70 e dopo 25 anni di attività, hanno deciso di ritirarsi «ma rimarremo qui in Germania a goderci la pensione – dicono – perché nostra figlia, Dionisia, si è sposata in questa città e ha trovato un buon lavoro, alla pari del marito, perciò a Trieste torneremo solo occasionalmente, anche se il nostro cuore vi resterà legato».

Loro sono Maria e Antonio Varin. Lei di Vittorio Veneto, lui triestino. Arrivarono infatti a Wurzburg nel lontano 1978, per cercare fortuna. La signora Maria cominciò in una gelateria, poi, qualche anno dopo, diventò cuoca in un albergo della zona. Antonio invece, dopo varie esperienze come cameriere, diventò rappresentante commerciale di un’azienda di prodotti per la ristorazione e alimentari.

Venticinque anni fa la decisione che cambiò la loro vita: la creazione della Bottega italiana, il primo negozio a vendere specialità italiane nella città bavarese, con l’aggiunta di una tavola calda. Ai fornelli si insediò da subito la signora Maria. A un certo punto della loro storia professionale, decisero di proporre anche specialità triestine accanto ai tradizionali wurstel e alle patate tanto amate dai tedeschi.

Da quel momento, circa sette anni fa, “jota” e “pasta e fasoi” diventarono pietanze abituali per i clienti della zona. «Ma a Natale – aggiunge Antonio – facevamo venire da Trieste, e più precisamente dalla pasticceria Ulcigrai, i panettoni, che vendevamo con grande soddisfazione della clientela». Insomma, una proposta gastronomica ancorata alla più classica delle tradizioni enogastronomiche triestine.

«E gli abitanti di Wurzburg – precisa Antonio – per tutti questi anni hanno dimostrato di apprezzare molto la jota, la “pasta e fasoi” e, a Natale, i panettoni. Per noi – aggiunge – si trattava di un modo per sentirci più vicini alla città dalla quale eravamo partiti e nella quale sono nato».

La lunga presenza al bancone della Bottega italiana in Germania non è stata l’unica esperienza di Antonio all’estero. «Già nel 1970 – racconta – operavo, sempre nella ristorazione, a New York, nella 42.ma Strada». Un lungo viaggio professionale, quello compiuto da Antonio Varin, che torna volentieri col pensiero ai suoi primi passi: «Nel ’62, giovanissimo – ricorda – iniziai facendo il cameriere in un bar del Viale XX Settembre dell’epoca, il Principe».

Da allora chilometri e confini da superare, nuove lingue da imparare, usi e tradizioni sconosciute

con le quali confrontarsi. «Ma sempre con coraggio e determinazione – conclude Antonio – e con Trieste nel cuore e la volontà di riuscire nella mia attività». Che adesso è giunta alla naturale conclusione, con un meritato riposo da godere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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