La prima richiesta la avanzano gli esperti d’arte alle autorità tedesche ed è “semplicemente” l’elenco dei dipinti, ufficialmente andati persi sotto il nazismo, che sono stati ritrovati in quell’appartamento di Monaco. Un elenco che qualora venisse pubblicato permetterebbe ai legittimi proprietari (o meglio ai loro eredi) di rientrare in possesso del maltorto. Al momento restano buone le affermazioni fatte dal magazine Focus (suo lo scoop), ovvero che si tratti di 1500 dipinti per un valore stimato di 1 miliardo di euro. Ci sarebbero opere di Renoir, Picasso, Chagall, Klee, Matisse.
Cornelius Gurlitt , 80 anni, questo il nome dell’anziano che ha convissuto per decenni con dei Picasso celati oltre un “muro” di scatole di fagioli era stato costretto a svelare il suo tesoro nel 2010, quando i pubblici ministeri hanno iniziato a indagarlo per evasione fiscale. Perché l’esistenza di quei quadri è stata resa pubblica solo nel fine settimana ?
Hildebrandt Gurlitt, padre dell’ottantenne, è stato un importante mercante d’arte di Monaco, che si pensa abbia acquisito opere ritenute “degenerata” in gran parte sequestrate ai collezionisti ebrei, dopo la guerra sostenne con le autorità che le opere erano state distrutte durante i bombardamenti di Dresda .
Morì nel 1956 e suo figlio aveva, apparentemente, tenuto la collezione nella sua casa, anche se si pensa abbia venduto alcune opere per mantenersi.
La “commission for Looted Art in Europe”, è già partita all’attacco contro la poca chiarezza delle autorità tedesche: “Rappresentiamo centinaia di famiglie in tutto il mondo e siamo alla ricerca di migliaia di dipinti , così vogliamo vedere un elenco di tali opere immediatamente “, ha dichiarato la presidente del sodalizio Anne Webber ai media “Non ci sono scuse per andare a rilento. C’è una cultura della segretezza, in Baviera, e in altre parti della Germania ma soprattutto abbiamo bisogno di una cultura della trasparenza e di restituire queste opere il più rapidamente possibile”
La Webber ha osservato che molte persone che si sono occupati dei saccheggi d’arte nazisti, dopo la guerra sono stati interrogati, ma hanno sempre sostenuto di non avere nulla”.
Hanno poi continuato a vendere le opere: “Commerciare con esse, riciclarle, in particolare in Baviera “, ha aggiunto Anne Webber. Parole che chiamano in causa gli ultimi 75 anni di politica tedesca: le coperture, le omissioni, le omertà relative a un passato col quale i conti non sono mai chiusi, e mai lo saranno finché c’è il sospetto che manchi una precisa volontà di giustizia, seppure tardiva. (g.m)
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