In Italia oltre il 40% dei giovani è in cerca di lavoro. In Germania le imprese sono a caccia di giovani, e non li trovano, o non abbastanza. L’anno scorso sono stati firmati 530 mila contratti da apprendista, il 4% in meno rispetto al 2012. «Siamo caduti a un minimo storico, mai così pochi ragazzi vengono addestrati per svolgere un lavoro qualificato», si allarmano al Bundesinstitut für Berufsbildung (Bibb), l’istituto federale per l’istruzione professionale.
Un problema che frena l’economia. Arrivano anche sempre più immigrati, di cui il paese ha bisogno, ma pochi sono in grado di svolgere attività di cui le imprese hanno bisogno. La scarsa o nulla conoscenza della lingua è un ostacolo supplementare.
La mancanza di apprendisti si fa sentire maggiormente nelle vecchie regioni della Germania Est, in cui lo sviluppo è sempre forte, ma anche all’Ovest la situazione si sta facendo critica. I giovani scarseggiano a causa del calo demografico, la natalità è la più bassa al mondo dopo quella italiana (1,3 per mille), e perché sempre più ragazzi dopo la scuola dell’obbligo continuano gli studi invece di entrare subito nel mondo del lavoro, come i genitori o i fratelli maggiori.
Alla fine della scorsa estate, i posti di apprendista vacanti erano 84 mila. Alle richieste delle aziende hanno risposto in 15 mila, ma il 70% dei candidati invitati a un colloquio non si è neppure presentato, denuncia la Camera di commercio. A Reutlingen, nel Baden-Württemberg, dove la disoccupazione è di poco superiore al 2%, il solo ragazzo in cerca di un posto di apprendista ha potuto scegliere fra 273 offerte, e dettare le sue condizioni. Un sogno per un coetaneo italiano o spagnolo. E i datori di lavoro sono pronti a esaudire i desideri e aumentare il salario.
Niente corsi di addestramento gratis, o lavori a termine pagati simbolicamente. Qui i giovani validi non vengono sfruttati.
L’anno scorso, le paghe medie degli apprendisti sono salite del 4,1 all’ovest a 767 euro, e del cinque all’est a 708 euro. Qualche anno fa, i candidati superavano le offerte, e le ditte non avevano problemi, oggi sono costrette a proporre oltre la paga tutta una serie di benefits per attrarre i giovani migliori. Si offrono viaggi aziendali ai concerti rock più desiderati, con biglietti garantiti, e tutto a spese dell’azienda, come propone la Bbm di Berlino, che ha così reclutato i venti apprendisti di cui ha bisogno. «Non è solo una proposta allettante», spiega la reclutatrice Jannice Kluck, «così saggiamo la disponibilità dei ragazzi a viaggiare, a fare straordinari, e si crea uno spirito di corpo, tutti insieme anziani e giovani».
Si propongono abbonamenti sui mezzi di trasporto, o generosi rimborsi spese per chi usa la propria auto. Alla catena discount Lidl i giovani hanno la chance una volta all’anno di dirigere una filiale per due settimane: possono decidere liberamente su tutto, dalle ordinazioni agli orari di lavoro, come «veri» capi. Una prova preziosa, e uno stimolo. E al terzo anno, un apprendista arriva già ai mille euro al mese. Non poco per dei ventenni.
Alla «Baierl plus Demmelhuber» in Baviera, che addestra meccanici e metallurgici, i ragazzi non comandano per due settimane come alla Lidl, ma per tutto l’anno: per loro è stata creata una filiale separata, dove vengono «allenati» i futuri capi reparto. «Perché far perdere tempo a noi e a loro con compiti poco qualificati? Se sono bravi li mettiamo prima in campo, come i calciatori. Nessuno tiene in panchina un giocatore solo perché è troppo giovane», spiegano in direzione.
Per i giovani italiani il consiglio è di non illudersi: se vengono in Germania, qualche frase di tedesco debbono conoscerla, e soprattutto controllino le possibilità di lavoro prima di partire. E non vengano a Berlino, metropoli divertente ma con troppi disoccupati. Meglio andare a Sud, nel Baden-Württemberg oppure in Baviera. Sono anche più vicini a casa.
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