Nelle elezioni europee che si sono tenute nel maggio del 2014 l’europarlamentare tedesco Bernd Posselt non è riuscito a farsi rieleggere al Parlamento europeo. Posselt, 59 anni, aveva ottenuto il suo ultimo mandato in Europa nel 2009, con l’Unione Cristiano Sociale in Baviera (CSU, il partito bavarese alleato con l’Unione Cristiano Democratica della cancelliera Angela Merkel). Lo scorso anno, una settimana dopo le elezioni di maggio, Posselt è entrato lo stesso al Parlamento europeo, come se nulla fosse successo, e continua a farlo anche oggi. Posselt partecipa ai dibattiti e si rifiuta di liberare il suo ufficio. Quando torna nella sua regione d’origine, la Baviera, si incontra con i cittadini e discute le loro richieste. Posselt dice che paga personalmente quasi tutte le spese che sostiene per la sua attività al Parlamento europeo.
In una recente intervista, Posselt ha detto: «spesso dico scherzosamente che sono un membro onorario del Parlamento europeo, ma ovviamente so benissimo che non è così». In quanto ex parlamentare, Posselt ha il diritto di entrare nell’edificio del Parlamento e nelle sue commissioni, ma nessun altro ex parlamentare usa così spesso questo diritto. Posselt ha detto allo Spiegel, riferendosi agli altri europarlamentari che non sono riusciti a farsi rieleggere: «Mentre loro se ne vanno a Maiorca a sedersi sotto una palma, io vado al Parlamento europeo a mie spese. L’Europa è l’obiettivo della mia vita e l’unificazione europea è un tema troppo importante per lasciarlo ai politici di professione».
Alcuni commentatori hanno elogiato la determinazione di Posselt, mentre altri lo hanno ridicolizzato per la sua incapacità di accettare la sconfitta. Il suo partito lo ha difeso e ha respinto le accuse contro di lui. Giovedì scorso, rispondendo ai critici, Posselt ha detto: «Non capisco perché dovrei essere un problema. In base a cosa dovrebbero proibirmi di partecipare ai lavori del Parlamento su base volontaria? Non sono interessato alla carriera personale, voglio solo perseguire obiettivi politici. Ci sono elettori che continuano a venire da me a parlarmi delle loro preoccupazione ed è una mia responsabilità rappresentare le loro voci». Posselt non ha diritto di voto e può influenzare le decisioni del Parlamento solo in maniera indiretta.
Posselt è stato eletto nel Parlamento europeo dal 1994 e dice di non essersi dato malato per un solo giorno. Un giornalista del Oberbayerisches Volksblatt che ha incontrato Posselt al Parlamento di Strasburgo, ha descritto così una delle visite di Posselt: «Bisogna vederlo per crederci. Con la massima naturalezza e strizzando allegramente gli occhi a destra e sinistra, Posselt si siede in prima fila. Gli impiegati lo raggiungono in fretta e gli passano un faldone giallo pieno di documenti. Dopo dieci minuti, Posselt si alza per parlare e tiene un appassionato discorso sulla politica estera della Russia. Applausi, pacche sulle spalle». Secondo l’Oberbayerisches Volksblatt, tra le altre attività di Posselt al Parlamento c’è quella di intrufolarsi nelle foto ufficiali e sedersi nel suo ufficio, che tecnicamente non gli appartiene più.
In molti credono che Posselt sia un membro ufficiale del Parlamento. Quest’anno, ad esempio, il governo russo lo ha inserito in una lista di persone a cui è stato proibito l’ingresso in Russia. Posselt si è di nuovo ritrovato al centro della scena e ha subito dato un’intervista al giornale tedesco Muenchner Merkur: «Penso che il divieto di viaggiare in Russia sia un premio per il mio decennale lavoro a sostegno dei diritti umani, non soltanto in Russia». Ha detto anche di essere felice che il governo russo abbia notato il suo lavoro. Secondo l’Oberbayerisches Volksblatt, Posselt potrebbe essere facilmente eletto al parlamento tedesco, se la cosa lo interessasse. Ma Posselt dice che lavorerebbe «più volentieri come portinaio del Parlamento europeo che come presidente di un qualsiasi paese». Nel 2019 Posselt potrà tentare di ottenere nuovamente un seggio al Parlamento europeo, ma per i prossimi quattro anni continuerà a comportarsi come se non lo avesse mai perso.
©2015 Washington Post
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