Il mio nome è Sissi – Allison Pataki

“Il mio nome è Sissi” (Bookme, 2015), titolo originale “The Accidental Empress” (traduzione di Sandro Ristori), di Allison Pataki, ripercorre il mito di Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach (Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 – Ginevra, 10 dicembre 1898), nata duchessa in Baviera, Imperatrice d’Austria, moglie dell’Imperatore austriaco Francesco Giuseppe, nota con il diminutivo di Sissi.

C’era una volta, nel lontano 1853 in Austria, un giovane uomo di ventidue anni di bell’aspetto, occhi azzurri, capelli castano dorati mossi e corti, e baffetti sottili, il quale aveva davanti a sé un brillante avvenire. La madre Sophie, donna autoritaria e dispotica, aveva deciso che era arrivato il momento che l’amato figlio convolasse a giuste nozze. La scelta non era semplice, perché la futura moglie avrebbe dovuto possedere requisiti atti a diventare Imperatrice perché Franz Joseph era Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria. La scelta dell’Arciduchessa Sophie era caduta verso la ventunenne Helene, figlia maggiore di sua sorella Ludovika. Quest’ultima era sposata con il duca di Baviera Maximilian, il quale non amava curarsi della gestione della casa e dei problemi dei suoi numerosi figli, lasciando tutti i compiti alla moglie. La famiglia del duca di Baviera com’era consuetudine stava trascorrendo l’estate nel Castello “imponente palazzo” di Possenhofen. In questo luogo, verdissimo, da cui si godeva il panorama delle Alpi bavaresi, i figli dei duchi trascorrevano le loro vacanze in libertà a

“vagabondare per le montagne, a nuotare nel lago, a correre nei prati”

.

Sophie aveva invitato la futura sposa nella residenza estiva dell’Imperatore a Bad Ischl, nell’Alta Austria con lo scopo di far incontrare i due giovani in occasione del compleanno di Franz Josef. La schiva Helene era rimasta molto turbata dal fatto di essere stata scelta.

“stava bene dentro casa studiando lingue e filosofia”

.

Invece la sorella minore Sissi di quindici anni, splendidi capelli ricci color biondo scuro e occhi color miele, la quale insieme alla madre avrebbe accompagnato Helene a corte, aveva accolto la notizia con gioia.

“L’annuncio aveva incendiato la curiosità di Sissi ed eccitato il suo spirito inquieto”.

Entrambe le sorelle erano certe che Possenhofen sarebbe mancato loro moltissimo. Le tre donne si erano messe in viaggio custodendo ognuna nei loro cuori speranze e desideri differenti. Un cielo azzurrissimo e il tranquillo sussurro del fiume Traun avevano dato loro il benvenuto, l’arciduchessa Sophie le aveva subito convocate senza dare modo e tempo a madre e figlie di cambiarsi d’abito. Purtroppo Helene “io voglio un’esistenza tranquilla” non era per nulla desiderosa di partecipare all’incontro, nonostante l’affettuosa sollecitudine della sorella e le parole d’incoraggiamento materne.

“Tutti dobbiamo vivere la vita che il destino ci ha dato”.

In una stanza molto luminosa dove i raggi del sole pomeridiano filtrava dai vetri, una volitiva ragazzina che voleva l’avventura.

“ Voleva l’amore che divorava, andava inconsapevolmente verso quell’incontro fatale che avrebbe cambiato la sua vita.”

La scrittrice americana alla fine del volume rivela che l’idea per scrivere il libro, per il quale ha consultato lettere, saggi e diari dei reali e della corte asburgica, le è venuta durante un soggiorno a Vienna. Nella bella città che ancora conserva nelle sue vestigia l’aspetto imperiale, la Pataki sembrava udire “risuonare le voci degli Asburgo”.

Il romanzo, la cui narrazione copre circa quattordici anni della vita della protagonista fino all’incoronazione a Regina d’Ungheria avvenuta nel giugno del 1867, al tempo di valzer rievoca l’atmosfera dell’epoca. Indimenticabile la figura di Sissi che in queste pagine viene colta in tutte le sue sfaccettature: donna ribelle ma romantica, indomita ma sensibile che si muove tra le splendide residenze del Castello di Schönbrunn e la Hofburg, residenza imperiale viennese.

“Un tempo ero così giovane e ricca d’amore per la vita e speranza; pensavo che nulla potesse scalfire la mia forza, avevo il mondo intero ai miei piedi”.

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