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Berlino – Piovono dure accuse sull’Italia per la gestione dei rifugiati. Ad attaccare il governo italiano è il ministro degli interni del Land della Baviera: Joachim Hermann sostiene che Roma ignori le leggi sui rifugiati per non farsene carico.
«L’Italia in molti casi intenzionalmente non prende dati personali e impronte digitali dei rifugiati per permettergli di chiedere asilo in un altro Paese», ha sottolineato Hermann. Secondo le accuse del politico bavarese l’Italia in questo modo riuscirebbe a sfuggire alle attuali norme europee in materia che prevedono che i rifugiati facciano richiesta di asilo nel primo Paese dell’Unione europea dove arrivano.
Di fatto saltando la procedura di identificazione – considera Hermann – «Roma evita che i rifugiati sbarcati sulle coste italiane possano essere rimandati in Italia se identificati in un altro Paese dell’Unione».
Negli ultimi mesi, in diverse occasioni, la polizia bavarese e quella austriaca hanno reso noti casi di rifugiati fermati mentre tentavano di entrare nei rispettivi Paesi senza i documenti necessari. Il governo bavarese giovedì ha registrato un nuovo record: 319 richieste d’asilo in un giorno solo. «Uno dei motivi – ha continuato Hermann – è che una parte considerevole dei rifugiati che arrivano in Italia si mettono in viaggio verso la Germania senza essere passati per il previsto procedimento di identificazione».
In merito alle critiche di Hermann all’Italia padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, in un’intervista a Radio Vaticana, ha affermato: «Bisogna rivedere e superare» il Trattato di Dublino. «È ingiusto e inumano obbligare le persone a rimanere in un Paese, dove non vogliono rimanere, anche quando queste persone hanno dei familiari, degli amici in altri Paesi e tentano di raggiungerli, per avere opportunità favorevoli, una sistemazione e una vita futura migliore – continua La Manna -. Le persone non sono stupide, sanno che devono evitare il fermo della polizia, dove vengono prese le impronte, e quindi lo evitano. Questo le espone ad ulteriori rischi: scappano dai centri dove potrebbero ricevere le prime cure e rimangono nelle mani di trafficanti, che operano sui nostri territori e che gli consentono di raggiungere in maniera clandestina Paesi come la Germania, l’Austria, la Francia, l’Inghilterra e i Paesi del Nord Europa».
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