Per la prima volta dal 1945, in Germania viene pubblicata una nuova edizione del Mein Kampf, lo scritto autobiografico di Adolf Hitler.
L’iniziativa, secondo l’Istituto di Storia contemporanea di Monaco di Baviera, ha una valenza pedagogica. Dopo anni di lavoro sono state preparate circa 3500 note di puntualizzazione storica che accompagnano il testo in due volumi per un totale di 1948 pagine. Dal primo gennaio sono decaduti i diritti d’autore di quello che è stato considerato il “manifesto nazista” di Hitler.
“Ho l’impressione che su alcuni punti ci si trovi d’accordo, sottolinea il Direttore dell’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco. Ovvero sarebbe irresponsabile lasciare questo testo pieno di considerazioni così disumane senza alcun commento ulteriore, senza un riferimento critico all’opera prima e all’autore stesso”, sottolinea il Prof. Andreas Wirsching, Direttore dell’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco di Baviera.
Hitler scrisse il “Mein Kampf” tra il 1924 e il 1926, durante la sua detenzione nel carcere di Landsberg mentre scontava la condanna dopo il fallito colpo di Stato del Novembre del 1923. Il primo volume conteneva descrizioni degli anni della sua infanzia e le esperienze nella Prima guerra mondiale. Più programmatico il secondo volume. L’opera fu considerata sempre un manifesto di propaganda dell’ideologia nazionalsocialista, un manifesto che incitava all’odio razziale.
La pubblicazione ha suscitato dubbi, polemiche ma anche consensi. “Trovo sia giusto pubblicare ora un’edizione con osservazioni scientifiche, fa notare un rappresentante dell’associazione degli insegnanti tedeschi, perché solo in questo modo si può distruggere un mito, è bisogna farlo capire ai giovani, dai sedicenni in poi. Un’opera così atroce può portare solo a una catastrofe globale”, fa notare un rappresentante dell’associazione degli insegnanti tedeschi.
Intanto sia in Germania che in Austria la pubblicazione del testo in sé, senza apparato critico, rimane proibita. L’opera è già ampiamente diffusa in paesi come India, Brasile e Turchia. Intanto la comunità ebraica si augura che presto questo testo venga definitivamente dimenticato e sepolto nell’oblio.