Il Manchester United ricorda i “Busby Babes”: 56 anni fa la tragedia …


Manchester United unveil Munich Air Disaster Memorial kit

Il Manchester United ha ricordato con un messaggio postato sul proprio profilo ufficiale Twitter i “Busby Babes”, che il 6 febbraio del 1958 persero la vita in un incidente aereo. E per celebrare il 56° anniversario di quella tragedia (che seguì di soli 9 anni l’analogo drammatico episodio del “Grande Torino” a Superga) oggi tutta la città di Manchester alle 15:04 locali si fermerà per osservare un minuto di silenzio, non importerà per quei lunghissimi 60 secondi la fede nello United o nel City.

COSA AVVENNE – Il leggendario Manchester United di sir Bobby Charlton aveva pareggiato per 3-3 in casa della temibile Stella Rossa e stava tornando in Inghilterra. Il volo 609 della British European Airways fece scalo a Monaco di Baviera in Germania per un rifornimento con il pilota che, nonostante le avverse condizioni climatiche, volle tentare comunque il decollo. Al terzo tentativo però, su una pista totalmente ricoperta di neve sciolta, ci fu lo schianto dapprima sulla recinzione dell’aeroporto di München-Riem e poi contro una casa poco distante. A bordo del charter c’era l’intera squadra del Manchester United, soprannominata “Busby Babes” dall’allenatore Matt Busby e dal fatto che tantissimi suoi giocatori erano molto giovani, accompagnata da alcuni tifosi e giornalisti. Quel giorno morirono 23 passeggeri sui 44 presenti. Tra i superstiti ci fu proprio Bobby Charlton, che più volte avrebbe ricordato negli anni a venire il dramma da lui vissuto, nel quale otto suoi compagni di squadra persero la vita.


CAMPIONI – La vigilia di quel tragico volo era stata positiva per i Busby Babes, che con il 3-3 conseguito in Yugoslavia contro la Stella Rossia si erano qualificati per le semifinali di Coppa dei Campioni, eguagliando quanto fatto l’anno prima. Ad attenderli al varco ci sarebbe stato il Milan di Cesare Maldini, Nils Liedholm e Juan Alberto Schiaffino. Il decollo da Belgrado fu ritardato di un’ora perché il giocatore del Manchester United, Johnny Berry, aveva smarrito il suo passaporto. Poi l’aereo fece una fermata programmata a Monaco per rifornirsi di carburante.

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L’INCIDENTE – Come si legge da Wikipedia: “Il capitano James Thain, il pilota, tentò di decollare due volte, ma entrambi i tentativi furono infruttuosi per un surriscaldamento del motore sinistro. Al terzo tentativo di decollo si decise di ovviare al surriscaldamento del motore sinistro “ritardandone” l’accelerazione, facendo percorrere all’aereo una lunghezza maggiore di quella usualmente richiesta. Per questo l’aereo fu costretto a utilizzare un tratto di pista non percorso quel giorno dagli altri aerei. In quella zona della pista era presente un sottile strato di neve sciolta, che ostacolò l’accelerazione dell’aereo, impedendo così il decollo.

Durante questa operazione l’aereo raggiunse i 117 nodi (217 km/h), ma nel tratto finale calò a 105 nodi (194 km/h), una velocità troppo bassa per poter volare e con troppa poca pista per poter interrompere il decollo. Alle 3:04 pm l’aeroplano si schiantò sulla recinzione che circondava l’aeroporto e poi su una casa, che in quel momento era vuota. Parte dell’ala e parte della coda vennero strappate.Il velivolo prese fuoco. Il lato sinistro della cabina di pilotaggio colpì un albero, il lato destro della fusoliera un capanno di legno, all’interno del quale c’era un camion pieno di pneumatici e carburante, che esplose. L’incidente provocò la determinazione dei limiti operativi per l’accumulo di ghiaccio consentito sulle piste.

Le autorità aeroportuali tedesche (che erano legalmente responsabili dello stato delle piste, sebbene non conoscessero il pericolo che il ghiaccio sulla pista comporta per aerei come l’Ambassador), intentarono un’azione legale contro il capitano Thain, che sopravvisse allo schianto, sostenendo che era decollato senza sbrinare le ali e che la responsabilità per l’incidente era solo sua, nonostante numerosi testimoni affermarono che ciò non era vero. Le ipotesi delle autorità tedesche erano fondate su una foto del velivolo (pubblicata su diversi giornali) scattata poco prima del decollo, dove è visibile la neve sulla superficie superiore dell’ala. 

Quando fu esaminato il negativo originale, tuttavia, non venne notato né neve né ghiaccio; la ‘neve’ era dovuta a una copia in negativo delle immagini pubblicate. I testimoni che accorsero subito dopo lo schianto e che esclusero la presenza di ghiaccio, rilevata invece dal responsabile delle indagini, giunto sul luogo solo nella notte inoltrata, non vennero chiamati o presi in considerazione dagli inquirenti tedeschi e il procedimento contro Thain prosegui’ fino al 1968, quando fu finalmente esclusa, almeno dalle autorità britanniche ogni sua responsabilità. La causa ufficiale, come riportato dalle autorità britanniche, fu un accumulo di ghiaccio e neve sciolta sulla pista che freno’ improvvisamente l’aereo impedendogli di raggiungere la velocità necessaria per il decollo. Thain, che fu respinto dalla BEA poco dopo l’incidente e non fu mai più reintegrato, andò in pensione tornando a fare l’avicultore nel suo allevamento situato nel Berkshire.
Morì nel 1975 per un attacco di cuore all’età di 53 anni”.

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