I primi 80 anni di Arvo Pärt

Monaco di Baviera, 12 settembre 2015 _ Per gli appassionati di musica è qualcosa di più di un semplice compleanno. Gli 80 anni del compositore Arvo Pärt non possono prescindere dalla trentennale collaborazione con il produttore tedesco Manfred Eicher. Quest’ultimo, che per quanto riguarda il jazz, aveva prodotto qualche anno prima un disco di fama mondiale come The Koln Concert di Keith Jarrettcreò la ECM New Series nel 1984 per lanciare la musica di Pärt, portando il compositore estone all’attenzione del mondo intero con Tabula Rasa. Da quell’album divenuto epocale ogni progetto importante è stato realizzato con l’etichetta tedesca e con la partecipazione in prima persona del compositore. Ed è stato quasi naturale riproporre i brani pià significativi di questo rapporto fossero inclusi in un’incisione commemorativa. 

In questo speciale doppio album per il compleanno di Pärt, Eicher rivisita episodi della loro ricerca musicale comune, evocando nuove associazioni dalla giustapposizione di brani in una sequenza drammaturgica e invitandoci ad ascoltarli nuovamente. I brani includono le leggendarie prime registrazioni di ECM come Es sang vor langen Jahren, Für Alina, Mein Weg, Kanon Pokajanen, Silouans Song, Fratres, Alleluia-Tropus, Trisagion, Beatus Petronius, Wallfahrtslied/Pilgrims‘ Song, Cantus in Memory of Benjamin Britten, Magnificat, Festina Lente, Lamentate, Stabat Mater, Da Pacem Domine, ed una versione inedita di Most Holy Mother of God. Tanti i solisti di prestigio come il già citato Jarrett, il violinista Gidon Kremer, l’ensemble vocale Hilliard Ensemble, il direttore d’orchestra estone Tõnu Kaljuste

Proprio quest’ultimo è uno dei migliori rappresentanti di una nazione che grazie a Pärt è diventata un centro di attrazione imprescindibile per capire  la musica di oggi. Perché il grande merito del maestro 80enne è stato quello di riportare il repertorio colto a un contatto più forte con il pubblico. Superando lo sperimentalismo che alzava barriere tra autore e ascoltatore, ma non per questo rinunciando alla modernità del linguaggio.

Michele Manzotti

 

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MICHELE MANZOTTI

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