Monaco di Baviera (Germania) – Peter Meyer, il 64enne presidente dell’ADAC, si è dimisso. Il numero uno del primo Automobil Club d’Europa (quasi 19 milioni di soci) ed il secondo al mondo dopo quello statunitense, ha fatto sapere di non voler fungere da capro espiatorio per lo scandalo che ha coinvolto l’ente. Tutto era cominciato il premio per l’auto più amata (Volkswagen Golf) inserito tra i riconoscimenti “Gelber Engel” (Angelo giallo). Un quotidiano tedesco – la Sueddeutsche Zeitung – aveva avanzato dubbi sulla regolarità del conteggio, che i vertici avevo sdegnosamente respinto come accuse ridicole.

A poche ore di distanza la conferma e le dimissioni del portavoce dell’ADAC e direttore dell’house organ “Motorwelt”, Michael Ramstetter, che aveva ammesso di aver decuplicato i voti assegnati al modello di Wolfsburg: da 3.400 a 34.000 consensi. Comunque non tantissimi per una rivista con milioni di abbonati. Dal 20 gennaio in poi è stato un susseguirsi di rivelazioni e inchieste giornalistiche: viaggi di dirigenti e familiari su elicotteri di soccorso, denunce su possibili test non corrispondenti al vero, conflitti di interesse e altro ancora

Meyer, che inizialmente aveva rifiutato di prendere in considerazione il “passo indietro” spiegando di volersi assumere la responsabilità di fare chiarezza e di rendere trasparente l’ADAC, ha annunciato le dimissioni. In Germania succede spesso. In Italia quasi mai. Meyer era presidente dal 2001: fino all’assemblea di maggio gli subentrerà provvisoriamente il vice presidente August Markl (65 anni).