Germania, nel 2016 di nuovo nelle librerie (ea scuola) il Mein Kampf …

Germania, di pochi giorni fa la notizia di una ristampa con apparato critico del Mein Kampf di Hitler, che sarà di nuovo nelle librerie e nelle biblioteche degli stati tedeschi dopo che per 70 anni i diritti del libro sono stati tenuti dallo Stato della Baviera, che ha rifiutato di acconsentire ristampe. Nel dopoguerra il testo era stato proibito per denazificare la società e anche perché ritenuto, in ragione, un libro inneggiante all’odio razziale, soprattutto nei riguardi della comunità ebraica. Hilter, come è noto, proponeva un’idea di superiorità della razza ariana rispetto alle altre, tra tutti gli Ebrei, considerati inferiori, incapaci di portare avanti l’idea di “purezza” della razza che egli riteneva di dover preservare. Nel Mein Kampf (La mia Lotta), sosteneva che la storia fosse solo espressione dell’eterna lotta tra le razze per la supremazia. La guerra, secondo Hitler, è l’espressione naturale di questa lotta in cui il vincitore, cioè la razza più forte, ha il diritto di dominare. L’unico scopo dello stato è quindi quello di mantenere sana e pura la razza e creare le condizioni migliori per la lotta per la supremazia. Di tutte le razze quella cosiddetta “ariana” o “nordica” è, secondo Hitler, la più valorosa, l’unica a cui spetta il diritto di dominare il mondo. Queste idee, oltre che folli, non mancavano di errori di comprovata scientificità. Ciononostante nel 1935 fu promulgata la legge più importante che regolava tale idea: Le leggi di Norimberga. Fondate su basi arbitrarie pseudo-scientifiche con queste leggi si voleva spiegare i motivi per cui fosse necessario attuare una politica di discriminazione razziale nei confronti, soprattutto, della comunità ebraica tedesca.

 

 

Negli ultimi mesi in Germania si era parlato di una possibile ristampa dato che nel 2015, decorrendo i 70 anni dalla morte di Hitler, il diritto d’autore si sarebbe esaurito e la possibilità di ristampe ha infiammato il dibattito tedesco. A gennaio 2016 l’Institut für Zeitgeschichte (Istituto di storia moderna) di Monaco pubblicherà la prima edizione critica del libro. Andreas Wirsching, direttore dell’Istituto di Monaco ha risposto alle critiche sostenendo che l’intento vuole essere quello di dare un’edizione di riferimento contro «ogni manipolazione» dato che dal 2016 «chiunque potrà pubblicarlo in Germania», sostiene inoltre che «l’edizione avrà oltre 3.500 note al testo, con commenti o correzioni alle varie menzogne o “mezze verità” disseminate nel testo. Insomma, demistificare Hitler inquadrando il Mein Kampf in una cornice storico-scientifica». Anche il Ministro delle Finanze Markus Soeder ha sottolineato «vogliamo che in tutte le edizioni siano espresse con chiarezza le enormi assurdità che sono contenute in quel testo e che hanno provocato conseguenze fatali per l’umanità», tanto che anche la comunità ebraica è sembrata aver accolto questa proposta: Josef Schuster si è infatti espresso in tal senso «la conoscenza di Mein Kampf è ancora importante per spiegare il nazionalsocialismo e l’Olocausto».

 

 

Se inizialmente quindi anche la comunità ebraica sembrava aver accolto tale proposta, oggi la situazione sembra essere mutata perché, notizia di questi ultimi giorni, l’Associazione Nazionale degli Insegnanti Tedeschi ha proposto di inserire il testo nei programmi scolastici per le scuole superiori (per studenti al di sopra dei 16 anni). L’associazione ritiene infatti necessario dare una risposta al come rapportarsi a un testo così colmo di odio che, con i mezzi attuali multimediali, può essere comunque accessibile anche ai più giovani e rischia di essere mal compreso e alimentare estremismi e razzismi: la struttura scolastica ed educativa può fornire, attraverso un’edizione commentata scientificamente, uno strumento utile per “immunizzare” i giovani all’estremismo politico e insegnare loro a combattere il razzismo. Charlotte Knobloch, della comunità ebraica tedesca però ha mostrato delle perplessità e ha così detto «irresponsabile utilizzare proprio il libro profondamente antisemita», ritiene inoltre che «la rielaborazione dell’olocausto e del nazismo, mirata a rendere gli alunni persone consapevoli della storia e delle proprie responsabilità, animandoli alla difesa di valori di libertà e democrazia, è ben pensabile e auspicabile anche senza la lettura del Mein Kampf».

 

 

Ciò che risulta essere necessario è che i docenti siano in grado di fornire tutti gli strumenti utili per far comprendere il testo, certamente in quanto documento storico, ma soprattutto denunciandone e sottolineandone i contenuti xenofobi, fondati su basi non scientifiche e soprattutto estremiste antiumanitarie, da non perseguire. Il rischio può essere quello di, anche involontariamente, fomentare qualche estremismo piuttosto che quietarlo, ma una lettura veicolata da un docente/educatore è sempre più forte e pregnante rispetto a una lettura solitaria e senza guida. Forse la società e la cultura tedesca è pronta a questo passo, in un mondo sempre più multiculturale.

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