Germania complice del Grande fratello Usa

Spiarsi a vicenda tra alleati? «Non si fa», disse Angela Merkel quando emerse che l’Nsa aveva intercettato persino il suo cellulare. Poi successe poco o niente, anche nell’incontro con Obama il tema finì sotto il tappeto. E da quando c’è una commissione speciale al Bundestag che cerca di fare chiarezza sull’attività pervasiva dei servizi americani in Germania e chiede, tra l’altro, di poter ascoltare Edward Snowden, il governo nicchia. Peraltro, furono proprio i «leaks», le notizie passate ai media dall’ex agente Nsa, a rivelare che il telefono della cancelliera era sotto controllo da anni. 

 

Intesa con Washington
 

Ma ora è emerso che la Germania stessa ha consentito persino di peggio. Dopo gli attentati delle Torri gemelle, durante gli ultimi quattro governi – da Gerhard Schroeder ad oggi – Berlino ha permesso ai servizi americani di spiare, attraverso la base bavarese di Bad Aibling, email e telefonini di obiettivi che sono difficilmente assimilabili al pericolo terroristico: l’Eliseo, il ministero degli Esteri francese, la Commissione europea, aziende strategiche come Airbus (che ieri ha minacciato di andare in tribunale). La Germania è diventata la base principale attraverso la quale Washington ha potuto spiare persino un alleato strettissimo e storico di Berlino come la Francia.  

 

Miliardi di dati raccolti
 

In particolare, sarebbero stati i servizi tedeschi del Bnd a girare ai colleghi statunitensi indirizzi IP e numeri di telefono. E, grazie a un accordo del 2002, obiettivi americani e tedeschi sarebbero stati esclusi dalle operazioni da «grande fratello». Dal 2004, due squadre di agenti, la «Joint Sigint Activity» e la «Joint Analysis», avrebbero rispettivamente catturato e analizzato miliardi di dati da Bad Aibling, allargandosi ben al di là dell’attività anti-terroristica. Adesso il Bnd e il governo cercano di accreditare la tesi che sarebbero stati gli americani ad abusare degli accordi. Ma al più tardi nel 2008 fu la stessa Bnd a informare il governo – allora il primo governo rosso-nero a guida Merkel – che l’Nsa stava forzando la mano. 

 

Critiche al ministro
 

Da quando la notizia è uscita, l’attuale ministro dell’Interno ed ex responsabile della Difesa e capo della Cancelleria, Thomas De Maizière è finito nella bufera. Ieri ha fatto sapere, dopo giorni di silenzio, che mercoledì prossimo chiarirà la sua posizione in Parlamento. Ma dalle notizie che continuano a uscire su vari giornali, sembra che dal 2008 fosse stato informato dai servizi segreti tedeschi che «gli americani tentano di allargare lo spionaggio ad ambiti che non sono nell’interesse comune». Allora era a capo della cancelleria, dettagli ulteriori vennero comunicati soltanto al suo successore, Pofalla.  

 

Le reazioni di Bruxelles
 

Da  Bruxelles Jean-Claude Juncker ha dichiarato che vuole «un chiarimento» sulla vicenda, ma che la questione «va discussa dalle autorità tedesche, incluso il Parlamento». E un portavoce del ministero degli Esteri francese ha detto che «siamo in stretto contatto con i nostri partner tedeschi». Ma il vice della Spd in Parlamento, Rolf Muetzenich, teme ripercussioni sui rapporti franco-tedeschi. Gli alleati socialdemocratici di Angela Merkel vogliono chiarimenti. E la numero due della Linke, Wagenknecht, ha chiesto le dimissioni di De Maizière. La cancelleria ha trasferito nel frattempo informazioni importanti e riservate del Bnd al Bundestag; ma secondo la Dpa sarebbero lacunose. Mancherebbero, ad esempio, le parole d’ordine con cui venivano spiate le aziende europee. 

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