MONACO DI BAVIERA – Si ritorna a parlare di crocifissi. La polemica è scoppiata a Monaco di Baviera. Dopo il primo giorno del processo alla cellula terroristica neonazista Clandestinità Nazionalsocialista (NSU), il 52enne Mahmut Tanal, deputato turco del partito popolare repubblicano CHP e osservatore facente parte di una delegazione turca, ha espresso la sua contrarietà al crocifisso appeso nell’aula del Tribunale monacense. “Il crocifisso deve subito sparire” ha dichiarato alla Bild-Zeitung. “I simboli religiosi non hanno nulla a che spartire con uno Stato di diritto. Il crocifisso è una minaccia per i non cristiani”.
In Germania l’affissione di crocifissi in tribunali è permessa. Detlef Feige, portavoce del Ministero pubblico della Renania Settentrionale-Vestfalia ha spiegato che “non esistono direttive specifiche e che la competenza in materia spetta al Tribunale o al suo presidente”.
Il Tribunale costituzionale federale tedesco ha confermato con una risoluzione, già nel 1973, questo concetto.
Günter Kring, vice capogruppo parlamentare CDU/CSU (cristiano democratici e cristiano sociali), non vede alcuna ragione per togliere il crocifisso: “E’ simbolo di amore per il prossimo e di tolleranza. E’ l’espressione delle nostre radici cristiane ed occidentali. E’ buono e giusto che ci si ricordi di questi valori anche in Tribunale”.
Ad intervenire è stato anche Matthias Kopp, portavoce della conferenza episcopale tedesca: “La croce è giusto che rimanga lì dov’è: nell’aula del tribunale”.
Johannes Singhammer, deputato cristiano-sociale: “Vige l’ordinamento tedesco. Il crocifisso resta”.
Nei tribunali turchi vi è il divieto per legge di esporre simboli religiosi. Dalla fondazione della Turchia di Kemal Atatürk vi è una netta distinzione tra stato e religione.