‘Emergenza profughi, ce la faremo’

Bernd Posselt è un libero giornalista e esperto di politica estera. Per 20 anni, fino al 2014, è stato membro del Parlamento europeo, eletto nelle liste della CSU, il partito democristiano della Baviera che assieme alla CDU della Merkel e i socialdemocratici è attualmente al governo in Germania (oltre che in Baviera, dove detiene la maggioranza assoluta). Con Posselt, che proviene da una famiglia di profughi arrivata in Germania dalla Cecoslovacchia alla fine della seconda guerra mondiale, abbiamo brevemente parlato della questione dell’immigrazione.

 

Signor Posselt, i molti anni passati nel Parlamento Europeo le hanno permesso di accumulare una vasta esperienza sulla natura dei rapporti fra i Paesi dell’Unione. Dal punto di vista politico e psicologico sembra anche a Lei che la Germania, come da diverse parti si sostiene, in questo momento sia piuttosto isolata sul tema dell’accoglienza ai profughi? 

Non ho assolutamente questa impressione. Mi pare al contrario che si sia riusciti a trovare una linea comune con quasi tutti i nostri partner che consiste nel riconoscimento della portata continentale del problema e quindi della necessità di affrontarla assieme. Lo dimostra il raggiungimento dell’intesa riguardo la distribuzione di un certo numero di profughi fra tutti gli stati.

Si tratta però di appena 160.000 persone, cioè decisamente poche rispetto ai numeri complessivi di cui si parla.

Non c’è dubbio che siano poche, e tuttavia io credo che sia appunto l’inizio di una cooperazione destinata a prendere sempre maggiore ampiezza.

Resta il fatto che da nessun’altra parte in Europa si assiste all’arrivo di contingenti di profughi fra gli applausi e l’entusiasmo della popolazione locale.

Io non parlerei di entusiasmo, che di per sé può essere anche cieco, ma piuttosto dell’espressione di sentimenti di solidarietà umana, spesso con motivazioni cristiane, verso gente che ha sofferto molto. Queste espressioni vanno lodate e credo che ne possiamo andare fieri, come tedeschi e come europei.

Pensa anche Lei che, come ha recentemente sostenuto la Cancelliera Merkel, non ci sia un limite massimo all’accoglienza di richiedenti asilo?

Se si parla di persone che fuggono dalla guerra, da persecuzioni, da violenze dovute a motivi etnici o religiosi, allora è giusto dire che non c’è limite massimo. Questo non significa che non si debba fare quanto possibile per frenare movimenti di persone che rischiano di diventare difficilmente gestibili. Se le cose continuassero in Germania come nelle ultime settimane, si dovrebbe costruire una città al mese.

Non potrebbe insorgere una contraddizione fra il rifiuto del limite massimo e le limitate capacità di ricezione?

Il diritto d’asilo deve valere per tutti, non può cessare di essere un diritto quando si raggiunge un certo numero. I limiti nella capacità materiali invece esistono e per questo occorre impegnarsi di più per trovare delle soluzioni in loco, cioè una sistemazione politica ai conflitti in atto, soprattutto in Siria e in Irak. Bisogna prevenire la formazione di flussi di migranti, rendere vivibili le condizioni in paesi che oggi sono dilaniati da guerre.

Non pensa che, come molti asseriscono, l’attuale flusso migratorio sia stato incoraggiato con eccessiva leggerezza proprio dai proclami della Cancelliera, che prospettano una sicura accoglienza in Germania, tra l’altro senza neppure troppi controlli?

Non credo che le dichiarazioni della Merkel o di altri esponenti politici tedeschi abbiano determinato un aumento dei migranti. La gente fugge spaventata dalla guerra, non certo allettata dalle parole della Cancelliera. Aggiungo anzi che la sua posizione le fa onore e rappresenta per davvero l’atteggiamento della grande maggioranza della popolazione tedesca.

Eppure sembra di sentire, precisamente dalle fila del suo partito, la CSU, qualche malumore riguardo la politica di ampia apertura agli immigrati patrocinata dalla Merkel.

In questo momento non sto parlando come rappresentante di un partito, ma come un osservatore della situazione interna della Germania, che mi pare piuttosto chiaramente orientata a dare fiducia alla Cancelliera. Personalmente penso anch’io che il nostro Paese abbia tutte le possibilità per fare fronte con successo alla sfida indubbiamente impegnativa che gli si prepara.

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