Bitontini all’estero. #6 Marina Caracciolo a Monaco di Baviera

Dopo un breve salto in America, il viaggio di BitontoLive alla scoperta dei tanti giovani bitontini che vivono all’estero, fa di nuovo tappa in Europa, a Monaco di Baviera. A contattarci per raccontare la sua storia è la 28enne Marina Caracciolo, da cinque anni residente nella città tedesca.

Nel 2009 la giovane bitontina ha conseguito la laurea triennale in lingue e letterature straniere. Studiando all’Università di Bari e prima di giungere a Monaco ha aderito al progetto Erasmus, che l’ha condotta a Saarbrücken, cittadina tedesca a 15 chilometri dal confine francese e poi a Colonia per un tirocinio.

«Sin da bambina desideravo viaggiare e parlare diverse lingue», ci racconta. «Su questa linea ho intrapreso il mio percorso universitario a cui si è unita la mia costante voglia di viaggiare, che tutt´ora persiste. Già al primo anno di università mi era chiaro che dovevo andare all´estero per imparare bene la lingua, l´interculturalità e il valore del diverso, ragion per cui ho aderito al programma Erasmus, ed è stata la fine! Dopo 10 mesi meravigliosi in Erasmus tutto mi è stato chiaro: dovevo fare la specialistica in Germania e nella scelta delle università ho considerato solo quelle delle metropoli tedesche, non volevo più vivere in una cittá piccola e la mia voglia di contatto con culture diverse si era fatta sempre piú grande. Alle università tedesche ci si deve candidare e solo dopo l´eventuale accettazione ci si puó immatricolare, questo avviene anche per le facoltà a numero aperto, la mia era per di piú a numero chiuso. Dopo aver superato vari test è giunta la fatidica lettera d´accettazione. Nel 2010, anno trascorso inizialmente fra tirocini e studio, ho iniziato la specialistica in comunicazione internazionale d´impresa all´universitá di Monaco, finita nel 2012. Contemporaneamente lavoravo come traduttrice, interprete e insegnante di italiano in alcune scuole e come hostess. Sono stati anni bellissimi, seppur molto caotici e impegnativi».

Ormai da due anni, avendo concluso gli studi universitari, Marina Caracciolo lavora in un’azienda di consulenza manageriale con sede nella città tedesca. «Sono una data analyst e project manager, dirigo diversi progetti e li coordino. È una figura lavorativa particolare, sono finita dalla letteratura e linguistica al mondo del data science. Lavoro in diversissime lingue fra cui inglese, tedesco, portoghese e a volte spagnolo e italiano e sono circondata da gente di diversa provenienza e da clientela internazionale. Oltre a questo nel tempo libero, collaboro volentieri con un´associazione interculturale che organizza serate all´insegna di letteratura, arte e cultura. Inoltre adoro andare in bici e a Monaco si puó utilizzarla ovunque e mi piace praticare trekking sulle favolose montagne bavaresi».

Quali difficoltà ha riscontrato dopo aver lasciato Bitonto?

«Inizialmente non ho avuto nessuna difficoltà, sono sempre stata affascinata dai paesi nordici, dalla mitologia nordica e dalle lingue nordiche. Per me era vivere dove esattamente volevo essere e la lingua la conoscevo, sebbene dovessi costantemente migliorarla, ed era una costante sfida. Non ho mai visto la Germania sotto il punto di vista economico; ad attirarmi era il romanticismo dello Sturm und Drang studiato dai libri in Italia, i romanzi di Goethe, la lingua che ho sempre trovato meravigliosa e quella malinconia dei boschi, dei fiumi, dei paesini medioevali, la pacatezza della gente. Quando si parte con l´interesse per la cultura del posto in cui si sta andando, si parte in vantaggio».

Non sono mancate però le difficoltà di tipo culturale, come già riscontrato negli altri nostri intervistati. «I tedeschi sono molto diversi da noi, soprattutto da noi meridionali!»

Rimarrà a Monaco o si sposterà ancora?
«Non so quanto ancora vivró a Monaco, probabilmente un trasferimento è in previsione prossimamente, ma non in Italia, rimarró ancora nell´area del nord Europa. Non penso di tornare a vivere a Bitonto. Spesso penso al mare, e forse in futuro torneró in Italia per viverci vicino, da qualche parte al sud, forse in Puglia. Anche se l´idea mi terrorizza un po’, dovró riadattarmi a tante cose, sará come spostarmi nuovamente all’estero».

Il ricordo più bello che ha di Bitonto?
«Beh, una cosa che ti manca quando vivi in un contesto dinamico e internazionale, costantemente nuovo, è la familiaritá e il suo tepore. Ricordo le serate semplici fra gli amici di sempre, non ci si doveva dare un appuntamento, si usciva e si sapeva che qualcuno ti aspettava nel solito pub, o sulla solita piazza o nel solito locale di un amico. Potevo spontaneamente andare a citofonare a casa di un´amica senza dover prima avvisare, a volte le ore trascorrevano senza far nulla per strada, a volte seduti sul marciapiede ma si stava bene. Ma in assoluto mi manca la mia famiglia, li adoro tutti e ogni volta vado via con i lacrimoni!».

Un consiglio per i giovani come lei, che vogliono trasferirsi?
«Quel che consiglio a chiunque voglia stabilirsi all´estero è mai aspettarsi l´italianitá da un non italiano. La cosa puó sembrare banale, ma tanta gente vive all´estero male perché parte pensando di poter mantenere le abitudini del proprio paese o ancor peggio aspettandosi dei comportamenti da italiano, nel nostro caso da meridionale, pugliese da un non pugliese, il che è assurdo. Tutto questo crea disagio e alienazione! La cosa migliore è cercare di capire, anche leggendo libri di comunicazione interculturale, perché alcuni popoli sono “piú freddi”, “più diretti” o tendono ancor piú di noi ad alzare la voce o al contatto fisico. Giá quando si capisce perché non tutti sono come noi, va meglio. Inoltre è importante osservare le abitudini dei locals e cercare di stringere amicizia con loro, atto che sarà diverso dal nostro comune stringere amicizia. Quindi risulterà in qualche modo e in qualche caso piú astioso, ma poi dará grandi soddisfazioni. Imparare la lingua e cercare di relativizzarsi: questi sono i consigli che sento di dare piú di ogni altro».

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