All’Allianz Arena di Monaco di Baviera va in scena il consueto spettacolo. Il Bayern vince, per la tredicesima volta in quattordici uscite di campionato, e allontana ulteriormente chi, disperatamente, prova a tener socchiusa la porta della Bundes. Guardiola si fa beffe delle assenze e regala a chi assiste un concerto di qualità. Muller – Coman, firme d’autore nel pomeriggio tedesco. Neuer osserva, l’Hertha accusa e cade. 2-0.
I padroni di casa indossano l’abito consueto, 4-3-3, con l’illuminata regia di Xabi Alonso e la presenza nella terra di mezzo di Javi Martinez. Boateng – Benatia cerniera dietro, con Lahm nel ruolo originario di esterno di fascia. All’arco offensivo – che ha in Lewandowski l’ultimo terminale – Muller e Coman. L’Hertha approccia la gara con rispetto, è 5-4-1, con Ibisevic a disturbare le fonti di Pep.
Qualche minuto e il Bayern accarezza già la porta ospite. Si procede ad apparente andamento lento. Giropalla incessante dell’undici del “filosofo spagnolo”, con l’Hertha arroccato nella metà campo di difesa. Serve mezzora al Bayern per spezzare il filo della partita. Nasce da un piazzato il vantaggio. Angolo di Vidal a uscire, stacco di Benatia, tocco sottoporta – di testa – di Muller.
In sostanza si chiude la gara, perché la resistenza tenue dell’Hertha va in frantumi. Sette minuti e a stretta distanza arriva il 2-0, questo sì bellissimo. Il Bayern sposta la sfera in orizzontale, poi spinge, frecciata verticale, piatto volante di Javi Martinez per l’inserimento di Coman, tocco di prima a superare Jarstein.
Gli applausi accompagnano l’esibizione del Bayern, è un piacere osservare chi gioca al calcio. 24 tiri totali, solo 4 concessi, quasi il 90% di passaggi completati. Chiuso il discorso Champions, Guardiola mette un mattone sulla Bundesliga e lo fa senza Robben, Ribery e altri talenti di cristallo. Squadra, finalmente, la squadra, di Pep.