In Fallitaglia, che ha la presunzione di essere un Paese “libero”, soprattutto da pregiudizi, l’immagine della Germania è quella di un monoblocco di gente irregimentata e con la testa quadra. La cosa più sconosciuta sono le differenze culturali ed economiche dei Länder, le quali affondano le loro radici nella storia dell’Europa centrale fin dal medioevo. Può apparire, quindi, un po’ strana una “voglia d’indipendenza” da parte di un Land come la Baviera. Questa voglia, però, c’è e sta varcando il confine sottile tra la provocazione e la messa in atto.
Un minimo di cenni storico-culturali: la Baviera è il Land più vecchio della Germania e non è un collage degli alleati (come Nordreno-Westfalia), ma rispecchia al 90% il vecchio Regno di Baviera. Storicamente fu l’ultimo Land a entrare a far parte della Germania, unificata dalla Prussia nel 1871. Nonostante che la lingua tedesca standard (Hochdeutsch) fosse già parlata dai tempi di Lutero e grazie a Lutero (non come l’italiano in Fallitaglia), ancora oggi si parla il bavarese in tutte le città grandi quanto Monza, Como, Sondrio, Bergamo, ma anche a Monaco stessa. Provate a proibire l’uso del bavarese ai Bavaresi e ne sentirete (e vedrete) delle belle. Culturalmente, la Baviera è in mezzo tra Austria e Germania. Politicamente è un Land Tedesco, ma somiglia più all’Austria che alla Turingia, al Brandeburgo o alla Bassa Sassonia.Al posto della CDU c’è la CSU (Christliche Soziale Union), il cui nome suona “progressista”, ma in realtà è di carattere conservatore/libertario: una versione libertaria del vecchio partito “Zentrum”.
Dal punto di vista economico-finanziario esiste una disparità Sud/Nord in Germania, ancora prima della riunificazione in seguito alla caduta del muro. In altri termini: in Germania il Sud mantiene il Nord. A differenza di Fallitaglia, però, esiste un conguaglio finanziario dei Länder (Länderfinanzausgleich) con regole e limiti precisi, allo scopo di frenare il debito nazionale e regionale e di mantenere stabile l’economia. La domanda nasce spontanea: cosa pretendono questi Bavaresi? Fossero nei panni dei Lombardi! Eppure è proprio così. Non solo il partito separatista bavarese – Bayernpartei – avanza ipotesi di una Baviera indipendente, bensì anche il politico della CSU Wilfried Scharnagl.
Quest’anno ha presentato il suo libro dal titolo eloquente: “Bayern kann es auch allein. Plädoyer für den eigenen Staat”, ovvero “La Baviera può farcela da sola. Perorazione per il proprio Stato”. Scharnagl espone con grande lucidità sia le differenze culturali che il gap economico, facendo presente che la Baviera (insieme al Baden-Württemberg e un po‘ all’Assia) di fatto mantiene il resto della Germania, perennemente in rosso (anche se non a livelli della Magna Grecia). In tempi di “freno del debito” (Schuldenbremse) a livello regionale, nazionale ed europeo non meraviglia che esploda una bomba letteraria simile. A differenza di Fallitaglia, però, non si è levato alcun coro di insulti, tipo “razzista” o simili, indirizzati a Scharnagl.
Storcendo un po’ il naso e con la coda di paglia, anche politici della CDU, affiliata alla CSU, e della SPD (a malincuore) riconoscono la realtà dei fatti. Non che abbiano un’altra scelta: solamente il nuovo aeroporto di Berlino (tanto per citare un caso di spreco) costerà 1,4 miliardi di Euro più del previsto e l’apertura (prevista per Marzo 2012) è stata rinviata a Ottobre 2013. Colpisce, però, il fatto che un presidente dei Verdi, Winfried Krestchmann, concordi con le tesi di Scharnagl. Kretschmann è, sì, dei Verdi, ma è president del Baden-Württemberg e non di un Land di anarchici, cloni del Leonka. Non tutti i Verdi, in Europa, sono come Vendola.
Domanda: la Baviera può farcela veramente da sola? Risposta Chiara: JAWOHL! In quanto Land contribuente in un sistema veramente federale, la Baviera non dipende da altri Länder o dal Bund (governo centrale) e amministra autonomamente settori di ampio sviluppo, l’economia, le finanze, la pubblica istruzione e la ricerca scientifica. La Baviera ha un programma economico per attrarre investitori stranieri (Invest in Bavaria), ha fatto tagli pesantissimi nel pubblico impiego e ha pareggiato da tempo il bilancio annuale. Il prossimo obbiettivo è quello dell’azzeramento del debito.
Nonostante la grave crisi dell’Eurozona, la Baviera vanta una crescita decisa (2,7% nel 2011, 1,1% nel 2012) e, insieme al Baden-Württemberg, la quota di disoccupazione più bassa della Germania (3,5%). Come tutti i Länder tedeschi, anche la Baviera dispone di ministri veri e propri, come quelli di uno Stato, e non di “assessori”, che devono chiedere sempre permesso da prefetti e cani da guardia di Roma. Manca solamente il ministro degli esteri. Esiste una costituzione bavarese, più vecchia di quella della Repubblica Federale Tedesca del 1949. L’unico ostacolo è proprio la quota da pagare per solidarietà agli altri Länder. In questo meccanismo la quota da versare dipende dal disavanzo dei Länder riceventi: si paga solo la somma necessaria a far raggiungere la media nazionale ai Länder riceventi, ma comunque mai oltre il 25% delle entrate dei Länder creditori. In pratica si tratta di una cifra che varia tra i 4 e i 5 miliardi all’anno.
Proprio quest’anno non solo è uscito il libro di Scharnagl, ma la CSU ha presentato ricorso alla corte costituzionale contro il sopra citato conguaglio finanziario: “Noi paghiamo troppo”. han detto. Vi immaginate un ricorso simile in Fallitaglia? Facciamo calare un velo pietoso su questo capitolo. Una piccola peculiarità della Baviera: fino al 1983 era un Land debitore, anche se di poco. Ora è il Land creditore/contribuente numero 1. Sotto questo punto di vista, la Baviera somiglia più al Veneto che alla Lombardia, contribuente cronico come il Baden-Württemberg. Come è stata possibile questa trasformazione da debitore a contribuente e creidtorenumero. 1 della Germania? Solo grazie al laboriosità e produttività? Assolutamente no.
Sono tre i punti chiave:
1- La politica del patriarca Franz-Josef Strauß, che puntò tutto sia sull’innovazione tecnologica e sulla modernizzazione della Baviera (investimenti nell’infrastruttura, sgravi fiscali per aziende che creano e mantengono a lungo termine posti di lavoro e che investono in nuove tecnologie), sia sul mantenimento delle tradizioni (non solo della Wiesn);
2- Un fisco inflessibile come in tutta la Germania, ma senza controlli asfissianti e a tappeto. In pratica tutti sanno che in Baviera finisci al fresco per evasione fiscale, ma che (con una probabilità da roulette russa) puoi contare su un controllo ogni 30 anni. Aggiungiamo il fatto che si controllano i grandi evasori fiscali (del calibro di De Benedetti o Berlusconi, aziendalmente parlando) e che non arrivano Equi(fall)itaglia o picchiatori del recupero crediti per due scontrini con cifre decimali errate. È un effetto, sì, puramente psicologico, da “placebo”, ma alquanto efficace: i risultati si vedono.
3- Una pubblica amministrazione efficiente (in rapporto ai parametri tedeschi e non solo) e snella. Intendiamoci: qualsiasi Bavarese sacramenta (Zefix!) contro gli impiegati postali o del comune, ma non è un’impresa fare un documento e una lettera (o pacco) impiega due giorni per arrivare a destinazione.
Aggiungiamo pure che in un Land di “patriarchi a lungo termine”, come Strauß e il suo successore Edmund Stoiber, politici che falliscono e non centrano un obbiettivo si dimettono. È il caso di Günther Beckstein, che da ministro dell’interno diventò presidente della Baviera ad interim (dopo le dimissioni di Stoiber), ma alle elezioni successive perse la maggioranza assoluta. Trovate le differenze con San Forchettone?
Qual è l’obbiettivo della CSU? Vuole raggiungere anche gli elettori della Bayernpartei? L’obbiettivo è quello di inviare un segnale, un colpo d’avvertimento agli altri Länder e a Berlino: “Non siamo obbligati a pagare! La solidarietà non è una cosa dovuta”! Considerate le condizioni e la realtà strutturale della Germania, non ci saranno moti indipendentisti di dimensioni catalane o scozzesi, ma tutti i debitori sono avvisati: “Prima siamo Bavaresi, poi Tedeschi”.
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