Il soggiorno di Erardo a Ratisbona negli anni a cavallo fra il VII e l’VIII secolo, la sua morte in quella città e il culto che gli fu reso soprattutto in Baviera – attestato da numerosi centri abitati che ne portano il nome – sono gli elementi più certi su questo santo, rimasto per il resto avvolto da uno spesso velo di leggenda. Secondo alcuni studiosi Erardo era vescovo di Ardagh in Irlanda, poi partì per il continente insieme al futuro sant’Alberto di Cashel (che viene presentato come suo amico o come suo fratello e che è pure festeggiato alla data odierna), arrivando fino a Roma; poi, mentre Alberto proseguì per Gerusalemme, Erardo si recò in Baviera, stabilendosi a Ratisbona, dove sarebbe stato eletto vescovo. Altri invece suppongono che Erardo fosse un vescovo itinerante ordinato da san Bonifacio, il grande apostolo della Germania. Poco credibile appare l’attribuzione che è stata fatta a Erardo di un altro fratello, oltre ad Alberto, nella persona di sant’Idulfo, vescovo di Treviri: non ci sono infatti notizie sicure sulla supposta relazione di parentela fra i tre santi e l’epiteto frater contenuto in certi testi potrebbe avere il significato di «compagno di fede»; ma alcuni agiografi lo intendono in senso letterale. Nella Vita di sant’Odilia, patrona dell’Alsazia, si racconta che, cieca dalla nascita, essa riacquistò miracolosamente la vista quando fu battezzata da Erardo vescovo di Ratisbona. Proprio il battesimo di Odilia (la quale è festeggiata il 13 dicembre, nello stesso giorno in cui si ricorda santa Lucia, anche lei invocata contro le malattie degli occhi), col conseguente prodigioso recupero della vista – secondo gli agiografi simbolo della guarigione dalla cecità dell’errore, – è l’episodio della vita di sant’Erasmo che più ha colpito la fantasia popolare, influenzando gli artisti che si sono ad esso ispirati. Quanto ad Alberto, l’amico o fratello di Erardo, è certo che fu vescovo di Cashel in Irlanda; ma le altre notizie che si hanno su di lui sono poco attendibili e a volte contrastanti. Se ne è dedotto quanto segue. Poco dopo l’investitura Alberto ascoltò durante un concilio nel Sud dell’Irlanda un sermone in cui si illustravano i pericoli connessi al possesso dei beni terreni; riconoscendosi, con eccessivo scrupolo, fra le vittime designate da Satana, in quanto destinatario degli appannaggi vescovili, abbandonò la cattedra e si votò a una pia peregrinatio nel continente, insieme a sant’Erardo e ad alcuni discepoli. Giunto a Roma, dopo un incontro col papa il gruppo si divise; Alberto visitò la Palestina, quindi si recò a Ratisbona, per ritrovare Erardo. Quando vi giunse e apprese la notizia della sua morte pregò il Signore perché gli permettesse di raggiungerlo: la leggenda narra che la preghiera di Alberto fu esaudita dopo qualche ora.