L’11 aprile 2007 i due attuali allenatori di Primavera e Prima Squadra spazzarono via il Bayern Monaco, dando una svolta alla stagione ed alla storia rossonera. Oggi sono chiamati a fare lo stesso dalla panchina, dimostrando di non aver perso il vizio per le missioni “impossibili”.
La stagione 2006-2007, quella che ha portato nella bacheca rossonera la Champions League numero sette, viene solitamente divisa in due tronconi con una gara ben precisa a fare da spartiacque: la vittoriosa trasferta di Monaco di Baviera contro il Bayern. Sì, perché quella partita, ritorno dei quarti di finale della massima competizione europea, fu un vero e proprio crocevia emotivo di quella stagione e, di fatto, di tutta la recente storia rossonera. Fino a quell’11 aprile del 2007 infatti la squadra di Ancelotti aveva peccato di una preoccupante discontinuità, nonostante la rosa fosse di assoluto livello e con il valore aggiunto di un Kakà nel pieno del suo splendore tecnico e fisico. La penalizzazione di otto punti, scomoda eredità di Calciopoli, non facilitò di certo il cammino rossonero verso lo Scudetto, obiettivo che venne difatti ben presto accantonato. In Champions League, dopo aver superato il preliminare agostano con la Stella Rossa (altro lascito indesiderato del marasma calcistico-giudiziario dell’estate 2006), gli uomini di Carletto riuscirono a primeggiare in un girone abbastanza abbordabile (ma non senza affanni) per poi battere il Celtic di Glasgow in un tiratissimo ottavo di finale, risolto solamente da una magia di Kakà nei tempi supplementari. Nei quarti di finale il sorteggio regalò il temibile Bayern Monaco di Kahn, Lucio e Makaay, già eliminato l’anno precedente con un perentorio 4 a 1.
La gara di andata fu disputata a San Siro ed i futuri campioni d’Europa non riuscirono ad andare oltre il 2 a 2, acciuffati per ben due volte (la seconda in pieno recupero) da Van Buyten, possente difensore belga trasformatosi in goleador per l’occasione. I rossoneri non riuscirono a pervenire alla vittoria, nonostante fossero passati due volte in vantaggio, prima con Pirlo e poi con un rigore di Kakà a pochi minuti dal termine. Ciò costringeva il Milan ad un unico risultato per poter superare il turno: la vittoria in casa dei bavaresi. Il disilluso popolo milanista pregustava già un’amara e bruciante eliminazione, per nulla convinto di riuscire ad ottenere un successo in casa dei campioni di Germania guidati da mister Ottmar Hitzfeld: sarebbe servito un mezzo miracolo per espugnare l’Allianz Arena ed accedere alle semifinali della Champions League. In Germania invece, nonostante lo scetticismo generale, fu una vera e propria serata-svolta: Seedorf e Inzaghi presero per mano la squadra e con un uno-due micidiale, tra il 27esimo ed il 31esimo, chiusero la pratica Bayern già nel primo tempo, violando senza troppi patemi il campo di Monaco di Baviera. Prestazione sublime quella dell’allora numero 10 rossonero, autore di un gol e di un pregevolissimo assist di tacco per il rapace SuperPippo. Il resto fu accademia, con il pubblico teutonico ammutolito ed il Milan che a quel punto si affacciava prepotentemente nella corsa a quella coppa che riuscirà poi a sollevare ad Atene il 23 maggio seguente, vendicando contro il Liverpool la terribile notte di Istanbul.
Oggi Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi sono gli allenatori rispettivamente della Prima Squadra e della Primavera del Milan. Entrambi stanno lottando per conquistare obiettivi che sembrano complicatissimi da raggiungere, proprio come la qualificazione alla semifinale quell’11 aprile di sette anni fa. I due tecnici stanno cercando di gettare le basi per una svolta decisiva, in modo che le loro squadre possano realizzare qualcosa di importante ed insperato come fecero loro stessi in quella storica notte. Inzaghi è reduce dalla prestigiosissima vittoria nella Viareggio Cup, figlia anche della sue spiccate capacità motivazionali, apprezzatissime dai suoi giovani calciatori. Attualmente sta inseguendo la possibilità di conquistare un posto nella fase finale del campionato Primavera, possibilmente in maniera diretta. La volontà è quella di accedere alle Final Eight per giocarsela a viso aperto e senza paura contro avversari sulla carta più quotati, proprio come fece il Milan di quella stagione. Per Seedorf invece l’impatto con la panchina rossonera non è stato di certo semplice: arrivato per sostituire Massimiliano Allegri, ha trovato un gruppo psicologicamente distrutto ed ha dovuto sudare molto per riuscire ad elaborare un assetto tattico adatto e dare nuove motivazioni alla squadra. Il lavoro dell’olandese, visti i recenti buoni risultati, pare finalmente dare i suoi frutti, ma il cantiere è sempre aperto e la situazione è in continuo divenire. Dopo un inizio di marzo terribile, i rossoneri si trovano adesso in piena lotta per un posto in Europa League, obiettivo imponderabile solo poche settimana fa. Il fine, per entrambi, è di quelli ambiziosi: cambiare, ancora una volta, il corso della storia rossonera. Trovare la svolta, la scintilla, lo slancio che possa spingere il Milan a raggiungere gli obiettivi che gli competono e che sono attualmente prefissati. Le Final Eight per Inzaghi, l’Europa League per Seedorf: traguardi non facili da raggiungere ma nemmeno impossibili. Come quella semifinale, che la doppietta-beffa di Van Buyten avrebbe potuto precludere, ma che venne invece ugualmente raggiunta grazie all’impegno e alla grande fame di vittorie che quel gruppo splendido nutriva perennemente. La magica notte di Monaco è la dimostrazione che nel calcio, come nella vita, ciò che sembra irraggiungibile può invece essere afferrato grazie alla forza di volontà e all’abnegazione, senza timori o timidezze di sorta. E’ questo che Mister Pippo e Mister Clarence dovranno inculcare nella testa dei loro Ragazzi, che siano essi giovani speranze o campioni affermati. I limiti sono solo illusioni, diceva qualcuno: gli ostacoli sono fatti e strutturati per essere sovvertiti e superati. Parafrasando un celebre inno, anche se oggi il cielo è scuro, domani potrà splendere un sole rossonero. Verso l’Europa League, verso le Final Eight: insieme si può, come quella sera a Monaco di Baviera. Seedorf e Inzaghi, la coppia dei sogni impossibili…
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